Incontri Cavouriani
Archivio
Philippine Benso
di Carla Eandi
24 Febbraio 2021
Il mio interesse per Filippina riguarda la sua figura di donna forte, che ha saputo vivere a cavallo di due secoli, essendo nata nel 1762 e morta nel 1849. Ha vissuto una lunga vita conducendo in salvo da mille traversie una famiglia importante e numerosa, svolgendo un ruolo pubblico e diplomatico al seguito di una principessa imperiale e mantenendo alto il prestigio della casata dei Marchesi di Cavour nel turbine dell’avvicendarsi di governi diversi e fatti storici eccezionali.
Filippina si distingue per essere stata una donna energica, risoluta nel difendere i valori, ma anche il patrimonio di famiglia.
Inoltre Filippina mi ricorda certi personaggi e certi ambienti di cui leggevo da bambina nel libro “ Racconti del Piemonte” di Carola Prosperi, edito nel 1956, in cui si narra di principesse e nobildonne del Piemonte. Alcune con destini tristi come Margherita Violante, Clotilde, Letizia, altre con destini più importanti come Costanza, Paolina o Giulia.
Alcuni anni fa mi hanno regalato il libro “Diario intimo di Filippina di Sales Marchesa di Cavour”; si tratta di un romanzo epistolare edito nel 2000 e scritto da Piera Rossotti Pogliano, francesista e filologa. Un romanzo, che ha il valore di aver ricreato ambienti e stili di vita attraverso l’epistolario di Filippina.
Ho iniziato, quindi, questa mia ricerca di approfondimento su Filippina partendo dalla scheda biografica presente sul sito dell’Associazione Amici della Fondazione Cavour e dal suo profilo, tracciato su tre testi divulgativi in mio possesso:
- “Cavour” di Filippo Ambrosini, Ed. Il Capricorno
- “Cavour. L’uomo e le opere” di Italo De Feo, Ed. Oscar Storia Mondadori
- “Il Conte di Cavour. Racconti e memorie” di William De La Rive, Associazione Amici della Fondazione Cavour di Santena
Ma i profili erano abbastanza sovrapponibili, non aggiungevano molto di nuovo rispetto alla scheda biografica. Quando finalmente ho avuto la possibilità di leggere il libro di Carlo Pischedda “Camillo Cavour. La famiglia e il patrimonio” a cura di Rosanna Roccia mi si è aperto il mondo vero di Filippina, in tutte le sue sfaccettature, con tanto di fonti scritte e citazioni dall’epistolario personale originale in lingua francese. Una lingua francese simpatica, diversa da quella odierna e che risente dell’influenza del tempo e dell’origine dei protagonisti, da Filippina di origini savoiarde, a Michele e Camillo piemontesi, ai parenti ginevrini. Nel testo, le fonti scritte e le citazioni di autori sono ricche e molteplici e la lettura è interessante.
Ma veniamo a Filippina, cosa posso aggiungere al profilo biografico presente sul nostro sito?
Tutto ciò che si può aggiungere è contenuto nel profilo, chiamato “Il medaglione”, scritto da Giuseppina Alfieri di Sostegno, nata Cavour, pronipote di Filippina. In questo testo rievocativo di 32 pagine, Giuseppina passa in rassegna gli antenati dello zio Camillo e traccia la nobile ed austera figura della bisnonna savoiarda, che definisce “donna di grande animo”.
Filippina e la giovinezza.
Filippina di Sales, figlia del marchese di Duingt, è nata nel 1762, nel castello di Duingt che si affaccia sul lago di Annecy. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza col fratello nella serenità domestica. Amava i monti, i fiori, gli alberi e la natura alpestre della sua Savoia. Trascorreva la bella stagione nel castello di Thorens, dove era ancor più vicina alla natura montana, che amava. Aiutava gli indigenti e i derelitti e i contadini poveri, a cui portava le erbe officinali della montagna. Era intelligente e piena di brio, studiava letteratura e pittura. I genitori la educarono alla cura e al governo delle cose domestiche, come si usava in Savoia nei riguardi delle giovani donne aristocratiche.
Filippina e il matrimonio.
A diciotto anni, nonostante fosse piacente, non proprio bella, ma con uno sguardo soave, non era ancora stata chiesta in matrimonio da nessun nobile savoiardo. Il fratello, al servizio dell’esercito del Re di Sardegna, si trovava a Torino e propose al padre il matrimonio della sorella con Filippo Benso Marchese di Cavour. Il Marchese di Sales acconsentì e il matrimonio si celebrò il 24 febbraio 1781, quattro giorni dopo l’arrivo di Filippo Benso, non più giovane, perché aveva 19 anni più della sposa, non bello, gran cacciatore e scialacquatore. Il viaggio verso Torino vale un aneddoto: Filippina viaggiò in carrozza con il marito e il suo cane scabbioso, tenendo in grembo una pianticella di abete di Thorens, guadagnandosi la benevolenza del marito. Naturalmente l’abete fu piantato nel parco di Santena, dove ombreggiò le riunioni di tre generazioni. La giovane moglie portava anche in dote 80.000 franchi.
Filippina a Torino.
Il palazzo Cavour, allora in Contrada Madonna degli Angeli, prolungamento della Contrada dell’Arsenale, era molto affollato. Filippina iniziò la sua vita di sposa in compagnia di tre cognati e sette cognate, di cui divenne ben presto un’amica affezionata. Dieci mesi dopo il matrimonio, a fine novembre del 1781, è nato Paolo Michele Antonio Benso, padre di Gustavo e di Camillo. Da questo momento Filippina divenne l’anima della famiglia. Educò il figlio, ne curò l’istruzione, governò la casa , amministrò i beni di famiglia, fece progettare il parco del castello Cavour, dove per sessant’anni della sua vita trascorre circa sette mesi l’anno. All’arrivo dei francesi a Torino, il Marchese Filippo ha offerto ospitalità alla madre di Filippina , alla cognata e alla nipote Pauline, in fuga dalla Savoia invasa dall’esercito repubblicano. Poco tempo dopo arrivarono anche il padre e il fratello di Filippina, Marchesi di Sales. Dopo il trattato di Cherasco furono considerati emigrati e il loro beni furono confiscati e venduti.
Filippina e l’acquasantiera di San Francesco di Sales.
Filippina aveva portato in dote un’acquasantiera d’argento di San Francesco di Sales, che teneva al capezzale del letto. Fu costretta a venderla per poter dare 450 franchi al figlio sedicenne, costretto ad arruolarsi nell’esercito degli invasori
Filippina , Vittoria e Adele de Sellon.
Filippina immaginava un matrimonio tra la nipote savoiarda Pauline e Michele, che erano cresciuti insieme. Ma Michele, in viaggio a Ginevra, si invaghì della bella Vittoria di Sellon. Filippina si oppose a quel matrimonio per l’ età di Vittoria, più vecchia di cinque anni, ma anche per il fatto che lei era calvinista. Fu Filippina a combinare le nozze di Vittoria con il Conte Blanchard de la Turbie. Successivamente intervenne per proteggere Vittoria dal violento marito e far annullare quel disastroso matrimonio; si sentiva sicuramente responsabile e accolse e protesse Vittoria in casa sua. Alla morte del marito, Vittoria, a 39 anni, si risposò con il Duca Clermont Tonnerre. Filippina approvò invece il matrimonio di Michele con Adele di Sellon, secondogenita dei De Sellon, sorella più giovane di Vittoria, donna dolce e modesta, superando la questione religiosa…
Filippina, Napoleone e i principi Borghese.
Dopo il matrimonio del figlio, gli lasciò le questioni amministrative e si occupò della famiglia. A quel punto arrivò, direttamente da Napoleone, l’invito a diventare dama d’onore di Paolina Borghese. Nel frattempo infatti, Napoleone, al culmine del suo impero, aveva nominato suo cognato, il principe Camillo Borghese, governatore del Piemonte. Napoleone voleva creare una corte per la sorella e metterle accanto una dama di antica nobiltà, come Filippina di Sales. In un primo tempo lei nicchiò, ma poi accettò perché sperava di poter riottenere i beni di famiglia confiscati. Filippina seguì Paolina a Parigi e ad Aix-les-Bains, dove la principessa curava la sua salute. Presiedeva a tutti i ricevimenti di Paolina, teneva corrispondenza e scriveva lettere a Napoleone e ai grandi dell’era napoleonica. I rapporti tra le due donne non furono sempre idilliaci, per la differenza di età e di priorità; talvolta Filippina fu costretta a fare qualche osservazione critica a Paolina a causa dei suoi capricci. Ma la principessa rimase sinceramente affezionata a Filippina e volle tenere a battesimo il secondo nipotino, Camillo, che nacque il 10 agosto 1810 e portò il nome suo e del principe Borghese. Durante i suoi viaggi, Filippina prendeva lezioni di metodo dall’abate Girard, pedagogo svizzero amico di Pestalozzi e fautore del mutuo insegnamento. Faceva questo per poter dare gli insegnamenti di base al figlio Michele e poi ai due nipoti e ai tre figli di Gustavo.
Filippina, detta Marin-a
Termine affettuoso e dialettale, perché nelle famiglie piemontesi si chiamava così la nonna paterna, che veniva designata a tenere a battesimo i propri nipoti. Gustavo e Camillo l’amavano teneramente. In particolare, Camillo sapeva che condividevano le stesse idee liberali e un giorno le disse che loro due si intendevano a meraviglia e che la nonna era sempre stata un po' giacobina. La definizione va interpretata andando oltre il significato letterale, riferito all’appartenenza monarchica costituzionale o di patriottismo democratico e rivoluzionario. Camillo voleva riferirsi all’apertura mentale della nonna, alla sua capacità di comprensione dei tempi nuovi e di accettazione delle novità, oltre alla spregiudicatezza che dimostrò di possedere. Inoltre i nipoti le riconoscevano la disponibilità a comprendere le speranze dei giovani in un gruppo familiare ultra-conservatore.
Filippina e Santena.
Caduto l’impero, dopo la morte del marito nel 1807, Filippina si dedicò interamente alla famiglia, si occupò di beneficienza e di scuole per i contadini di Santena. Inizialmente radunava i bambini del borgo e impartiva loro i primi rudimenti di base e la dottrina, ma poi istituì nel 1836 le scuole elementari femminili, che affidò alle suore di Sant’Anna, appena fondate dalla sua amica Giulia Colbert marchesa Falletti di Barolo. In seguito alla morte dell’amata moglie di Gustavo, Adele Lascaris di Ventimiglia, seguì con amore i pronipoti Augusto, Giuseppina e Ainardo, che con lei avevano una confidenza che non sarebbe stata permessa con i nonni paterni e materni.
Gli ultimi anni di Filippina.
Nella sua vita aveva assistito a diversi cambi di governo, dalla caduta dell’antica monarchia nel 1796, alla Repubblica Cisalpina, all’Impero napoleonico, al ritorno del Re di Sardegna Vittorio Emanuele I, al regno di Carlo Felice e infine alla salita al trono di Carlo Alberto, a cui Michele era molto legato. Aveva accolto le riforme e lo Statuto; nel 1848 aveva benedetto la partenza del nipote Augusto di Cavour per la battaglia di Goito. La morte di Augusto la colpì al cuore, tanto che disse a Gustavo in una lettera “La mort ne veut pas de moi, mon cher Gustave et pourtant je donnerai mille vies pour te rendre ton Auguste”. A Santena ricevette la salma del nipote e trascorse ancora l’estate. Ma, ritornata a Torino, all’età di 87 anni, il 5 aprile 1849, morì circondata dall’affetto di tre generazioni, dal figlio Michele ai pronipoti Giuseppina e Ainardo, nonché da tutti i servitori addolorati, che volle tutti accanto a sé. La sua salma ora riposa nella tomba di famiglia a Santena, vicina ai suoi cari.