Incontri Cavouriani

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I monumenti dedicati a Cavour, di gran lunga il meno onorato tra gli artefici dell’Italia unita.


di Paolo Brancatelli

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Camillo Benso Conte di Cavour appare trascurato, rispetto agli altri protagonisti del Risorgimento, non solo nei francobolli celebrativi, ma anche dall’iconografia ottocentesca. Non si spiega come mai sia negli ottanta anni di Regno di Sardegna sia negli oltre settanta della Repubblica, pur fra migliaia di serie filateliche emesse dalle Poste, che spesso sono state dedicate a personaggi di seconda se non di terza categoria, pochissimi sono stati dedicati a Cavour.

Nel 2008 l’argomento era stato sollevato da un lettore del “Corriere della sera”, che aveva scritto a Sergio Romano. In effetti, è vero. Uno dei “Padri” della Patria, uno dei maggiori artefici dell’Unità d’Italia, è stato praticamente trascurato dall’Italia postale, e non solo come vedremo appresso.

La mancanza è palese se si confronta la produzione esistente con quella riguardante gli altri protagonisti, in particolare Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.

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Nonostante i tremila e più francobolli tricolori finora usciti, Cavour non ha una carta valore dedicatagli espressamente. Quando viene citato, lo è per qualche cosa d’altro. Figura nel 15 lire del 27 giugno 1959 per il secolo della Seconda guerra d’indipendenza, con la sequenza di teste di Vittorio Emanuele II-Garibaldi-Cavour-Mazzini, ed è stato richiamato con una sua frase nel 50 lire del 19 settembre 1970 per il centenario di Roma capitale. Con il semplice nome risulta in differenti occasioni, ad esempio, nel 60 centesimi del 17 marzo 2006 emesso per la nuova nave portaerei della Marina militare, nelle 800 lire del 14 giugno 1997 con il castello di Santena, nel 60 centesimi del 6 giugno 2010, anniversario della sua morte e nel 60 centesimi del 2 giugno 2011 per le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia. Persino la sua statua -presente nel 30 lire del 10 dicembre 1962- è stata sfruttata per un evento diverso: il secolo compiuto dalla Corte dei Conti.

“Cavour -rispondeva Sergio Romano- è stato ricordato con molte targhe stradali e con monumenti innalzati in quasi tutte le grandi città italiane, ma la sua figura e il suo carattere non hanno mai toccato il cuore dei suoi connazionali. È un personaggio di frontiera, nato a cavallo delle Alpi, nutrito di esempi e di esperienze che non appartengono alla storia della penisola... Il suo liberalismo economico era di marca inglese, quello politico di marca prevalentemente svizzero-francese”.

Incuriosito da quest'ultima citazione di Sergio Romano, mi sono chiesto se anche l'erezione di monumenti dedicati a Cavour ha avuto lo stesso “disinteresse” rispetto agli altri Padri della Patria. Da qui, e da una curiosa circostanza, mi è nata l'dea di censire i monumenti a lui dedicati: mercoledì 1 novembre 2023, accompagnavo in visita multimediale 8 persone. All’uscita, salutandoli, ho scoperto che tra questi ve ne erano 4 provenienti da Verona. Ho detto loro che pochi giorni prima ero, per un viaggio di piacere, nella loro città e tra i vari luoghi di grande interesse visitati, ho visto e fotografato il monumento a Camillo Cavour che si trova in via Roma, di fronte a Castelvecchio …. (silenzio e sguardo sorpreso sul loro volto). “Ah, quello è il monumento a Cavour” - La risposta di uno di loro!

Ciò ha ancor più rafforzato il mio interesse in questa ricerca sui “Monumenti dedicati a Camillo Benso di Cavour”, e che stasera porto alla vostra attenzione, perché dietro le forme enigmatiche di una scultura c’è il richiamo ad un pezzo di storia che è l’anima e la memoria collettiva di una comunità.

Questi manufatti raccontano la storia, la nostra storia, la storia di una comunità che, come quella di molte altre, è stata percorsa, attraversata, ma più spesso investita dalla storia universale dell’umanità. Quelle pietre scolpite raccontano, possono essere considerate anche una fonte di ricerca storica, un segno del passato attraverso il quale è il passato stesso che si manifesta mediante il ricordo. Lo spettatore diventa protagonista della storia, acquisendo informazioni attraverso la realtà del monumento, che è cosa ben diversa dei testi scritti a cui è solitamente abituato.

Sia i monumenti più antichi, sia quelli risalenti agli inizi dell'ottocento, che i più recenti sono stati collocati in quel luogo per narrarci fatti, o ricordarci persone protagoniste di quegli avvenimenti. Epigrafi, iscrizioni e intitolazioni lungo le strade, sulle piazze, su edifici pubblici o abitazioni private, costituiscono uno stimolo a tramandare la memoria collettiva di una comunità che si può leggere anche attraverso quello che tramandano le pietre. Il nostro compito è quello di preservare e conservare questi oggetti inermi, e far sì che ciò che rappresentano contribuisca a far crescere la conoscenza e la coscienza storica: un patrimonio storico e culturale da salvaguardare.

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Sono statue di marmo o di bronzo, poste su basamenti che spesso recano altre sculture, fregi, motti, dediche riguardanti eventi lontani, spesso sconosciuti ai passanti frettolosi e distratti. Forse la loro è una presenza non solo strana ma anche estranea, visto che oggi la società è molto diversa, in parecchi casi del tutto opposta, rispetto a quella che esisteva al tempo in cui quei monumenti venivano edificati, compresi, apprezzati. Questo vale almeno per i monumenti storici, tradizionali, visivamente percepibili, a livello cognitivo, nelle loro forme estetiche non per i monumenti recenti. Si tace qui dei monumenti recenti, delle varie installazioni e performance odierne, delle esternazioni creative di certi virtuosi della stupefazione popolare, delle opere di taluni artistici fantasisti dell’originalità a tutti i costi, anche se capita a volte di imbattersi in qualche rara eccezione. I monumenti, quelli veri e risalenti al passato, ormai dicono poco a quasi tutte le persone che li guardano di sfuggita e probabilmente sono in molti a chiedersi quale sia il senso di questi vecchi manufatti, in una società diventata completamente differente, che non riconosce più il loro significato originario.

Questo vale non solo per la monumentalità più evidente, come ad esempio quella delle statue poste nelle piazze, ma anche per quella espressa nei numerosi busti di personaggi vari o nelle lapidi poste in molti luoghi pubblici o privati e in diversi palazzi nobiliari, con l’intento di fissare in modo stabile nel tempo la memoria di una figura di rilievo, di un avvenimento importante, di qualcosa ritenuto meritevole di essere ricordato. Ecco, appunto, questo è il problema. La memoria non c’è più, nessuno o quasi nessuno si ricorda, tutto questo è nel dimenticatoio. E forse non è nemmeno un problema. Oggi si vive senza aver bisogno di avere memoria, di ricordare. Forse avevano ragione i futuristi, già un secolo fa. fonte Cremona Sera.

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Oggi la cronaca riporta casi di oltraggio e vilipendio da parte di pseudo attivisti che li sfregiano o imbrattano con scritte, simboli o disegni osceni; basamenti impropriamente occupati da gruppi di giovani per condividere momenti di aggregazione o da nullafacenti per bivaccare tutto il giorno; turisti per riposare o per consumare cibo, spesso abbandonandovi i rifiuti. Tutto questo senza alcun rispetto, in spregio a ciò che essi rappresentano.

“Sono fuori tempo, sono fuori gioco, sono sbagliati. Abbiamo nelle nostre piazze qualcosa di solido, stabile, fermo, duraturo, non qualcosa di liquido o gassoso, abbiamo qualcosa di non istantaneo, non volatile, non effimero. I monumenti sono qualcosa che rappresenta fatti, cose, storie, uomini molto differenti da ciò che oggi ci circonda, da ciò che oggi noi siamo diventati. Forse è anche per questo che ogni tanto i monumenti delle nostre città vengono messi in discussione, attaccati, imbrattati, vilipesi, qualche volta rimossi, spostati, abbattuti. Certe insofferenze e determinate opposizioni si possono spiegare anche con una mancanza di sintonia storica, con una perdita di riconoscimento dovuta al mutare delle epoche e degli uomini.

Fanno eccezione quei pochissimi cittadini che ancora vedono in questi monumenti qualcosa, un significato, un valore, un legato”. fonte Cremona Sera

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Procedendo nelle ricerche di informazioni utili per la stesura del mio lavoro sui “Monumenti dedicati a Camillo Benso conte di Cavour”, ho avuto la conferma che dei quattro “Padri della Patria”, protagonisti del Risorgimento e dell’Unità d’Italia, colui che aveva meno opere, a lui dedicate, era Camillo Cavour. Ad oggi, non risulta che esista uno studio su come, in quel tempo, l’opinione pubblica percepisse le immagini pubbliche di questi personaggi che già per i contemporanei avevano un significato simbolico particolare: Giuseppe Garibaldi risultava il più “gettonato” poiché “godeva di un ampio consenso popolare e appariva il più nazionale dei “Padri della Patria”, seguito da Vittorio Emanuele II a livello istituzionale, ma con percezione popolare assai più lontana. Mazzini restava radicato in alcune aree italiane, dove però la sua figura era indirizzata verso una dimensione nazionale e non locale. Cavour era posto su un piano inferiore e in un’ottica prevalentemente piemontese”. Fonte: Università degli studi di Cagliari - Dottorato di ricerca in storia moderna e contemporanea – “F.Albano, Cinquant’anni di Padri della Patria 1848-1900”.

Forse anche perché Cavour, morto nel 1861, si poneva in una posizione di svantaggio rispetto a Giuseppe Mazzini morto nel 1872, a Vittorio Emanuele II nel 1878, e a Giuseppe Garibaldi nel 1882, la cui popolarità e visibilità si era, con l’Italia Unita, consolidata. Inoltre occorre ricordare che Cavour per molti abitanti del centro Italia e moltissimi del sud, era (e tuttora lo è ancora, per taluni fanatici e antistorici) considerato un usurpatore, colui che ha depredato le ricchezze del sud, distrutto l’economia del Regno delle due Sicilie, trasferito al nord le sue prosperose attività produttive, deportato uomini nelle fortezze del nord, condannandoli a morte certa.

Questi giudizi hanno influito nelle decisioni delle Amministrazioni Comunali di non erigere monumenti dedicati a Camillo Cavour, specialmente al centro e al sud, dove ce ne sono pochi a lui dedicati e, per contro, molti a Garibaldi, Vittorio Emanuele II e a Mazzini?

Passo ora a proporvi le immagini, e a voce, descrizione e caratteristiche, con qualche curiosità, dei luoghi e monumenti dedicati a Cavour trovate nelle mie ricerche. Le statue credo ci siano tutte, mentre per i busti è probabile che qualcuno mi sia sfuggito. Se qualcuno ne ha conoscenza di altre sarò ben lieto di aggiungerlo alla mia collezione.

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Il Monumento di Cavour a Torino, alto m. 14,20, realizzato in marmo di Carrara e granito di Baveno, è un’opera che ha sempre diviso l’opinione pubblica, che mostrò subito sdegno per l’opera, sin dalla sua installazione, l’8 novembre del 1873, sia per il luogo in cui è stata collocata, sia per ciò che rappresenta. Infatti, il monumento è sito in piazza Carlo Emanuele II, denominata «Piazza Carlina» fin dalla primitiva realizzazione, e non in piazza Cavour.

L’8 giugno 1861 la giunta municipale di Torino decise di aprire una pubblica sottoscrizione per l’erezione di un monumento all’illustre conte di Cavour spentosi per malaria due giorni prima nel palazzo di famiglia (in rue de Jena, oggi via Cavour 8). Le adesioni al ricordo del ministro che aveva condotto gli italiani all’Unità furono un profluvio, tanto che alla fine dell’anno si erano raccolte oltre 850.000 lire (molti provenienti dall’estero, in particolare dall’Inghilterra). Al concorso approvato nel 1863 pervennero 124 progetti, tra i quali venne scelto quello dell’architetto napoletano Antonio Cipolla. Se non che, dopo i dubbi espressi dal consiglio comunale in merito all’espressività dell’opera, nel 1865 venne selezionato il bozzetto dello scultore senese Giovanni Duprè. L’inaugurazione del monumento, alla presenza di re Vittorio Emanuele II, venne effettuata, sotto la pioggia, il pomeriggio dell’8 novembre 1873. Non mancarono le polemiche per un’opera che fu subito ribattezzata dai torinesi “il fermacarte”: un’Italia matrona e discinta, inginocchiata, offre la corona civica a un Cavour ammantato con in mano un foglio con su scritto “libera chiesa in libero Stato” La posa dell’Italia fu definita provocante, quando non ignobile e “da attrice di teatro diurno” con le braccia piuttosto disposte alla sensualità di un abbracciamento; sulla base ove si trovano i bassorilievi del ritorno delle truppe sarde dalla Crimea e il congresso di Parigi, sono posizionate le figure allegoriche del Diritto, del Dovere, della Politica e dell’Indipendenza. Il leone di Venezia e la lupa di Roma abbozzati sul piedistallo stanno a simboleggiare l’opera del conte interrotta dall’improvvisa scomparsa.

Fonte: https://www.museotorino.it/view/s/51b6997142324ca58e02b7778c879a1c

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“…negli anni di Firenze Capitale (1865-1871) si scelse l'area per erigere la sede della Banca Nazionale nel Regno d'Italia, già Banca Nazionale negli Stati Sardi, durante il trasferimento della direzione generale da Torino a Firenze, avvenuta il 3 febbraio 1865. Il progetto fu affidato all'architetto napoletano Antonio Cipolla, che si ispirò all'architettura rinascimentale cinquecentesca romana, sia per inserirsi in un contesto storico fortemente segnato da edifici di questo periodo, sia in ossequio a un gusto del tempo che, anche al di fuori di Firenze, identificava lo stile neorinascimentale come particolarmente consono agli edifici bancari, esprimendo solidità, austerità e severità I lavori durarono dal 1865 al 1869… Quando la capitale venne trasferita a Roma il palazzo fiorentino divenne una delle sedi periferiche regionali”. Fonte: Wikipedia

L'ingresso della Sede di Firenze si apre in un grande atrio che ricalca la simmetria della facciata ed è caratterizzato da un imponente soffitto ligneo a cassettoni in stile neorinascimentale, eseguito dall'ornatista-stuccatore Lodovico Buffi, dove spicca un pronao a quattro colonne di ordine dorico.

Sul lato destro si trova l'opera scultorea che rappresenta Camillo Benso di Cavour, mentre sulla sinistra si apre il portone di collegamento con l'atrio Donatello. La statua marmorea dello scultore alessandrino Augusto Rivalta, raffigurante Camillo Benso di Cavour, richiama il ruolo di rilievo avuto dallo statista piemontese convinto assertore della necessità dell'istituzione di una "Banca Nazionale" unica.

Fonte: Banca d’Italia – Palazzo della sede di Firenze

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Il monumento a Camillo Cavour, nella piazza omonima, fu inaugurato alla presenza dei Sovrani Umberto I e Margherita di Savoia, il 24 settembre 1895, in occasione delle festività per il 25° anniversario della liberazione di Roma (20 settembre 1870) e del plebiscito di annessione di Roma all’Italia (2 ottobre 1870).

Realizzato dallo scultore Stefano Galletti fra il 1885 ed il 1895, rende omaggio al grande statista piemontese, fautore dell’unità d’Italia e di Roma Capitale. E’ al centro del giardino realizzato tra il 1895 ed il 1911 da Nicodemo Severi che occupa la grande piazza del rione Prati, dominata dal gigantesco palazzo di Giustizia (costruito fra il 1883 ed il 1911 su progetto di Guglielmo Calderini).

Il monumento è costituito da un complesso basamento con piattaforma in granito, su cui si innesta l’alto piedistallo in marmo bardiglio, coronato dalla statua bronzea di Cavour, in piedi ed in abiti contemporanei, rivolto verso il palazzo di Giustizia. Alla base del piedistallo quattro colossali gruppi scultorei in bronzo, con figure allegoriche allusive all’unità d’Italia: a sud il gruppo dell’Italia e di Roma, rappresentate come donne guerriere, l’una in piedi, il capo turrito con la croce Savoia e la mano poggiata sul fascio di verghe, l’altra seduta, cinta di elmo, con lo scudo Savoia, a nord la Forza, rappresentata dal leone, posto davanti all’urna del plebiscito per custodirla. Ad ovest e ad est il Pensiero e l’Azione, entrambi raffigurati come giovani nudi semisdraiati, l’uno con il capo coperto e la testa piegata, l’altro in atto di sollevarsi con la spada in pugno. L’imponente e maestoso monumento è alto 17 mt. e largo 14 mt.

Sulle facce del piedistallo ci sono due iscrizioni: a sud quella di dedica “A/ CAMILLO CAVOUR/ ROMA”, a nord quella con data e dedicante, il Comune di Roma, “XX /SETTEMBRE / MDCCCXCV S.P.Q.R.”; due bassorilievi decorano le altre due facce del piedistallo: a est, dietro all’Azione, armi di Casa Savoia di varie epoche, a ovest, dietro al Pensiero, simboli delle scienze, della tecnica, delle scoperte geografiche, del pensiero politico-filosofico, che vogliono significare l’eccellenza italiana e il fondamento dell’unità

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La solennità della statua in marmo bianco a figura intera di Camillo Cavour, evoca il discorso più celebre dello statista: quello su Roma capitale pronunciato alle Camere nelle sedute del 25 e 27 marzo 1861.

L’opera, anonima di autore sconosciuto, risale alla seconda metà del XIX secolo, ed è alta 185 cm. larga 65 cm. e profonda 60 cm.

Precedentemente allocata presso Palazzo Birago di Borgaro a Torino, giunta a Santena presumibilmente nel 1961, in occasione dei festeggiamenti di Italia 61 e del 100° anniversario della morte di Camillo Cavour.

Nel secondo conflitto mondiale, Torino venne più volte bombardata dalle forze alleate. Il 13 luglio 1943 Palazzo Birago fu pesantemente bombardato, subendo ingenti danni alla struttura. La statua, fortunatamente, ne uscì indenne.

Oggi il Palazzo Birago di Borgaro è la sede della Camera di Commercio di Torino.

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L’opera, realizzata dall’artista Ettore Villa, è di proprietà del comune di Trino e raffigura Camillo Cavour (copia di quella che sta sull’omonima piazza di Vercelli) priva della testa, staccata di netto da vandali quando faceva ancora bella mostra di sé nel salone di Casa Cavour a Leri.

La statua è stata temporaneamente trasferita il 30 giugno 2022 a Santena alla Fondazione Cavour, nei locali dell’ex Scuderie del complesso cavouriano, in attesa che vengano completati i lavori di ristrutturazione del borgo di Leri, l’azienda agricola dei Benso di Cavour nel comune di Trino, dove sarà riportata dopo il soggiorno santenese.

Questa decisione ha creato polemiche a Trino: alcuni cittadini hanno inviato una lettera all’amministrazione comunale chiedendo lumi sulla sorte della statua del Conte e sui costi relativi al trasferimento e perché non si è considerato la possibilità di tenersela a Trino, presso la sede municipale o la biblioteca civica, un gesto semplice ma concreto, oltreché meno oneroso, di rispetto e di tutela della storia di Leri e di Camillo Cavour. – Pronta la replica comunale (sintetizzo) “Polemica faziosa….Il trasferimento a Santena è frutto di un accordo tra la Provincia di Vercelli, il Comune di Trino, la Fondazione Cavour e il Museo Leone, luogo dove era stata allocata la statua fin dal 2011 in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia e mai rientrata a Trino poiché l’allora Assessore alla Cultura - oggi uno dei firmatari della lettera – nel 2013 disponeva l’annullamento del procedimento adducendo che le spese per il ritorno a Trino (poche migliaia di euro) sarebbero state utilizzate per altre urgenze. Considerato che la Fondazione Cavour ha manifestato la disponibilità a ricevere in deposito e a custodire la statua fino a quando non potrà essere nuovamente posizionata nel Borgo di Leri Cavour, sua naturale collocazione, quindi si è provveduto agli adempimenti necessari, come da accordi anche con la Soprintendenza”. Fonte: “prima VERCELLI” – 8 giugno 2022

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Domenica 25 settembre 1910, inaugurato in Grinzane d’Alba un busto in bronzo alla memoria di Camillo Cavour (non ho trovato notizie sull’autore dell’opera).

Tra una folla numerosissima di persone anche della più alta nobiltà, si svolse domenica nella nostra quieta Grinzane una solenne commemorazione del Conte Camillo di Cavour che di questo Comune fu Sindaco dal 1832 al 1849. Alle ore 10, accolta col più cordiale entusiasmo giunge tra noi la Nob. Marchesa Alfieri di Sostegno accompagnata dai due nipoti, figli del Senatore Visconti Venosta, ……..

Il sindaco di Alba, cav. Viglino, con nobile sentimento ringrazia la Marchesa Alfieri di cui ricorda il grande spirito di carità, ed alza il bicchiere in suo onore; alla Marchesa Alfieri ancora ed al Senatore Visconti Venosta si rivolgono calde ed applaudite parole da S. E. Calissano. Il Marchese Visconti Venosta, vivamente commosso, ringrazia del saluto al padre ed alla zia e della cordiale commemorazione. A sera una geniale illuminazione pose termine alla festa. Questo giorno non passerà dalla mente dei Grinzanesi che in esso pure ebbero una tanto desiderata occasione di manifestare la profonda riconoscenza ed il cordiale loro affetto alla Nob. Marchesa Adele Alfieri di Sostegno, pronipote del Conte Camillo, che a tanta parte della larga sua beneficenza si degnò ammettere il nostro piccolo Comune”.

Fonte: https://www.civico20news.it/mobile/articolo.php?id=41851

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Al centro della piazza domina il monumento a Camillo Benso conte di Cavour, opera di Ercole Villa (per altri di Giosuè Argenti), realizzato nel 1864, e secondo alcuni mai inaugurato: alla base della statua sono raffigurate due figure allegoriche femminili, opera di Giuseppe Argenti, che rappresentano la libertà del Commercio e l'Agricoltura, i due ministeri che Cavour aveva diretto nel Regno di Sardegna. Prima di essere intitolata allo statista, la piazza era nota come piazza Maggiore. Pochi anni or sono la piazza è stata completamente restaurata dalla amministrazione comunale, ed è chiusa al traffico.

Principale piazza della città di Vercelli. Ha una pavimentazione in ciottoli, arricchita da lunghe linee di losa in pietra, è circondata da portici medievali costruiti in epoche successive ed è dominata dalla medievale e caratteristica Torre dell'Angelo, che faceva parte di una casa signorile appartenente alla famiglia dei Tizzoni. È l'antico forum romano, caratterizzato da portici ad arco acuto risalenti al XIV secolo detti "brentatori" con soffitti in legno a cassettone mentre nei portici a nord della piazza si notano le decorazioni in cotto che ornano gli archi recentemente restaurati (nel 2013). Sui portici a ovest emerge un bassorilievo che raffigura Vibio Crispo, oratore vercellese del I secolo d.C. Sempre sul vertice ovest della piazza una targa ricorda l'opera del pittore Il Sodoma, nato a Vercelli.

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Nella piazza Cavour si erge il monumento su doppio piedistallo dedicato a Camillo Benso conte di Cavour, opera marmorea del novarese Giuseppe Dini. La statua è realizzata in marmo bianco e riporta la scritta: “a Camillo di Cavour gloria italiana Provincia Municipio e cittadini di Novara per titolo di onore 1863”. In origine la statua era posta al centro esatto della piazza, ma è stata poi spostata per consentire il transito dei veicoli.

Dalla piazza parte Corso Cavour, che percorre l’antico asse viario romano diventato via principale di Novara, una delle più importanti vie del centro. Sempre dalla piazza inizia poi Corso Garibaldi e in fondo a questo si apre la piazza della Stazione ferroviaria dove è collocato il monumento a Giuseppe Garibaldi, c’è chi dice che i novaresi hanno voluto mettere i due monumenti in simmetria, come a dire Cavour ha mandato avanti Garibaldi, ma gli copriva le spalle. Tra l’altro Cavour, nel suo monumento, pare stia guardando verso Milano, già pensando alla conquista sabauda.

Come già successo anche su altri, il monumento è stato oggetto di un grave atto vandalico accaduto nella notte del 21 giugno 2014: i soliti delinquenti hanno agito indisturbati imbrattando in due punti il basamento dello storico monumento in memoria dello Statista piemontese.

Sullo sfondo della piazza, si nota la Cupola Antonelliana della Basilica di San Gaudenzio e l’attiguo campanile, costruito nel Settecento, su progetto di Benedetto Alfieri. La cupola, alta 121 metri (la più alta costruzione in mattoni del mondo, pare…), è opera architettonicamente e strutturalmente molto ardita di Alessandro Antonelli. Sulla guglia svetta dal 1878 la statua del Salvatore, eseguita dallo scultore Pietro Zucchi.

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Il monumento a Camillo Benso conte di Cavour è una scultura in bronzo posta in piazza Cavour a Milano (sembrerebbe una cosa normale, ma non lo è, perché a Milano c’era l’usanza di erigere monumenti a personaggi storici in vie o piazze dedicate ad altri).

Il 18 maggio 1860 l'amministrazione comunale di Milano stabilì un concorso per la realizzazione di un monumento «commemorativo dell'annessione della Toscana e dell'Emilia al Regno Italico» e il 20 luglio fu bandito il relativo concorso.

Subito dopo la morte di Cavour fu bandito un nuovo concorso per omaggiare invece la figura dell'illustre scomparso. Furono scelti i bozzetti di Tabacchi per la statua di Cavour e di Tantardini per la statua della Storia che scrive il nome sul basamento, ma il Tantardini, pur ringraziando le autorità cittadine per l’incarico, rifiutò l’ordine, affermando che non sarebbe riuscito a portare a termine l’opera perché estremamente oberato di lavoro. Suggerì di affidare la realizzazione della statua a un suo giovane ma fidato collaboratore, di nome Francesco Barzaghi. Questi, pure essendo alle sue prime esperienze artistiche (aveva solo ventiquattro anni) accettò di buon grado.

Fu inaugurato domenica 4 giugno 1865, giorno della festa dello Statuto Albertino e antivigilia dell'anniversario della morte di Cavour (durante il Regno d’Italia, la Festa dello Statuto Albertino si celebrava la prima domenica di giugno). Il monumento raffigura lo statista in piedi mentre una figura femminile sta incidendo col dito il nome di Cavour sul piedistallo in pietra.

Le statue in bronzo di Cavour e della figura femminile sono alte rispettivamente 3,60 metri e 2,10 metri. Furono realizzate a Firenze dalla fonderia Papi.

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Il monumento è stato così descritto: "da un masso di marmo rettangolare si staglia una figura femminile avvolta in veli nell’atto di svegliarsi, allegoria dell’Italia che si sveglia dal sonno grazie all’azione politica di Cavour. La testa dello statista si trova su un medaglione di bronzo”.

La composizione è uno dei lavori più significativi del monferrino Leonardo Bistolfi, un famoso scultore simbolista che influenzò l’arte del XIX secolo.

Il monumento è stato inaugurato il 22 settembre 1913 alla presenza di Vittorio Emanuele III.

Curioso monumento, un po’ defilato tra gli alberi, quasi invisibile: bisogna cercarlo.

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Il monumento è stato inaugurato il 5 luglio 1908. Fu realizzato da Carlo Spazzi, con la collaborazione del fratello Attilio. I due appartengono a una famiglia legata alla scultura veronese: anche il padre Grazioso infatti era un noto scultore. Carlo Spazzi è ricordato anche per la statua di Giacomo Zanella a Vicenza, che fu determinante per la scelta di assegnargli la realizzazione del monumento a Cavour.

Ci sono voluto 80 anni precisi, ma finalmente il conte Cavour è ritornato a casa. La grande statua è stata collocata di fronte a Castelvecchio, nello slargo all'inizio di via Roma, a pochi passi dal corso che porta il suo nome.

Non era proprio questa la sede originaria. Il monumento, nel 1908, si trovava molto vicino: in piazzetta Castelvecchio, dove oggi c'è l'arco dei Gavi. Nel 1932, per far posto all'antichissimo arco romano, che era stato rimosso da corso Castelvecchio, sotto la torre del castello, perché intralciava la circolazione stradale, la grande statua dello statista italiano aveva trovato sistemazione nel piazzale XXV Aprile di fronte alla stazione di Porta Nuova. Successivamente, l'11 settembre 2012 è stata ricollocata nel centro storico della città, davanti al Castelvecchio. Il basamento è ora circondato da un’aiuola con rose rosse e bianche contornate dal verde delle foglie che, nel periodo della fioritura, rievoca la bandiera italiana. Lo statista e politico italiano è raffigurato con abiti ottocenteschi e si mostra in tono colloquiale, evidenziato dalla posa e dal cenno della mano che sembra rivolgersi verso i passanti.

La nuova collocazione permette di ammirare da vicino il monumento con la figura dello statista in bronzo ed il basamento in marmo: è forse un po' troppo grande per il nuovo contesto, ma forse è soltanto perché si era abituati a vederla solitaria nel vasto piazzale della stazione di Porta Nuova.

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Il monumento, opera in bronzo dello scultore friulano Enrico Chiaradia, raffigurante Camillo Benso Conte di Cavour, venne inaugurato il 20 settembre del 1888, ora è spostato, neppure felicemente, ma all’epoca si trovava al centro della piazza, secondo l'usanza ottocentesca di collocare le statue nel mezzo e di ritrarre il celebrato il più realisticamente possibile, ragion per cui lo statista è in posizione eretta con il suo dito indice infilato nel panciotto.

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La Wolfsoniana è il museo che conserva ed espone la raccolta d’arte del celebre collezionista americano Micky Wolfson, un luogo dove oggetti selezionati trovano il proprio spazio espositivo.

Quattro statue in marmo, a grandezza naturale, dello scultore piemontese Giuseppe Carnevale, raffiguranti Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso Conte di Cavour (realizzata nel 1896) e Giuseppe Mazzini, “i Padri della Patria”, accolgono il visitatore all’ingresso della Wolfsoniana. Questa sezione risorgimentale all’interno dell’allestimento permanente intende rimarcare i caratteri culturali e estetici della Mitchell Wolfson Jr. Collection.

All’interno il visitatore si muove fra gli arredi, i quadri, le sculture, e le opere d’arte decorativa avvertendo il senso del tempo e la rilevanza dei temi che Micky Wolfson, intende sottolineare attraverso la sua Collezione.

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Il monumento a Cavour, inaugurato il 26 agosto 1894, avrebbe dovuto, più propriamente, rimanere lì ove fu posto nel 1894, a guardare il porto, il cui progetto aveva firmato nel 1851 quando ricopriva la carica di ministro della Marina oltre che per il commercio, l'agricoltura e le finanze. La statua venne invece spostata in una piazza interna, che non porta nemmeno il suo nome. In compenso, a Santa Margherita c'è una via Cavour molto distante da Piazza Fratelli Bandiera, che oggi ospita l'effige del conte. Misteri della odonomastica cittadina.

Il 26 agosto 1894, la città inaugurò tre monumenti: a Mazzini; Vittorio Emanuele II e Cavour, Quest’ultimo, opera dello scultore novese, Pietro Capurro, venne collocato sul lungomare intitolato a Federico Guglielmo (oggi corso Marconi) e nel 2004 fu traslocato nella piazza intitolata ai fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, mazziniani che, sbarcati in Calabria per tentare la sollevazione del popolo, furono catturati e fucilati.

Alcuni anni fa l’ex sindaco di Santa Margherita Ligure, che non ha mai visto di buon occhio l’accostamento tra Camillo Cavour e i Bandiera, che avevano prematuramente tentato l’unificazione d’Italia, aveva annunciato nei primi mesi del suo mandato (2009-2014) la sua intenzione di traslocare il monumento sulla banchina portuale, con queste sue parole: “Forse Cavour, non più oppresso dalle case e dalle auto che lo attorniano nella attuale sede, a due passi dal mare, potrà sentirsi nuovamente vicino alla sua amante camoglina-recchese Anna Giustiniani Schiaffino che per lui si uccise».

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Il monumento, dedicato a Camillo Benso Conte di Cavour, fu eretto nel 1871. Il progetto venne realizzato da Vincenzo Cerri, su basamento preesistente, progettato dall’architetto Arturo Conti, tutti livornesi, mentre le quattro aquile ai lati del medesimo furono scolpite da Giovanni Puntoni. La struttura è alta più di 9 metri, e sul piedistallo è incisa la dedica: “A CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR – I LIVORNESI NEL 1871”.

Lo scultore rappresentò lo statista secondo la consueta iconografia, improntata ad un realismo di maniera: in abito borghese, in piedi, con una mano in tasca e nell’altra un cartiglio, in atteggiamento pensieroso. Il monumento fu inaugurato il 4 giugno 1871.

Restaurato nell’ottobre del 2000, a causa di atti di vandalismo, è stato nuovamente interessato da un intervento di recupero conservativo. L’intervento di restauro ha riguardato le teste delle quattro aquile collocate ai lati del piedistallo, al ripristino delle lastre in marmo, che costituivano la base del monumento, ed alla ricostruzione della cancellata nella sua forma e dimensioni originarie, rilevate attraverso documentazioni fotografiche e verifiche grafiche.

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LIGORNETTO – Svizzera (Canton Ticino) Museo Vincenzo Vela

Monumento a Camillo Benso conte di Cavour, in gesso, realizzato dallo scultore svizzero Vincenzo Vela nel 1861-63.

Si tratta del primo monumento italiano celebrativo dello statista piemontese, conosciuto dallo scultore negli anni di permanenza a Torino e repentinamente scomparso all'indomani dell'Unità d'Italia. La statua, eseguita per la Borsa Merci di Genova, rappresenta il Cavour seduto in poltrona, nei suoi abiti borghesi e in un atteggiamento insieme arguto e riflessivo assai confacente al ruolo e alla personalità del ministro. L'opera è anche una dichiarazione persuasiva del programma politico-economico del Cavour, promotore del "libero scambio" (si veda l'incartamento tenuto nella mano sinistra) nel Regno di Sardegna.

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Nel cortile interno della sede centrale della Corte dei Conti in Roma, è presente una statua raffigurante Camillo Benso conte di Cavour, scolpita dallo scultore milanese Antonio Rossetti nel 1880. Sul piedistallo di essa è incisa una citazione di Cavour risalente al 1852: “È assoluta necessità concentrare il controllo preventivo e consuntivo in un magistrato inamovibile”. La Corte dei Conti venne fondata nel Regno di Sardegna, fortemente voluta da Cavour sin dal 1852 che intuì la necessità di organizzare una Corte dei conti italiana che rispondesse ai concetti costituzionali del Nuovo Regno. Con l’unificazione dell’Italia, nel 1862, venne inglobata e spostata a Roma. A Cavour, statista risorgimentale che comprese l’importanza di questo organo dello Stato, è stata anche dedicata un’aula, situata al quarto piano dell’edificio.

La figura di questa statua è stata utilizzata nell’emissione di 2 francobolli: il 10 dicembre 1962, per commemorare Il centenario della Corte dei Conti - massimo organismo di controllo dello Stato nato su disegno di legge di Cavour, fu emesso un francobollo, valore 30 lire, sul quale compare la statua la marmorea scolpita da Antonio Rossetti che si trova nel cortile della sede centrale della Corte e la storica frase. Nell’anno 2012, fu emesso un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “Le istituzioni” dedicato alla Corte dei Conti, nel 150° anniversario della istituzione, del valore di € 0,60. La vignetta raffigura la sede della Corte dei Conti in Roma, vista dal cortile interno, dove è collocata la statua di Camillo Benso conte di Cavour.

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Nel marzo 2010 la Città di Torino e la Fondazione Camillo Cavour, in vista delle celebrazioni del 150esimo dell’Unità d’Italia, affidavano al giovane artista piemontese Fabio Viale il compito di scolpire una statua del primo statista d’Italia da donare alla Presidenza della Repubblica. L’opera, a grandezza naturale, alta 1,65 metri, dal peso di circa 500 kg., ricavata da un unico blocco di marmo bianco di Carrara, è stata realizzata con tecnologie innovative in 3D interpretando, del Conte, i ritratti storici, le sembianze attraverso un sosia e la maschera mortuaria conservata presso il Museo di Anatomia di Torino. Dopo essere stata esposta nel foyer del Teatro Regio di Torino, dal 22 giugno 2011, oggi la statua si trova nell’androne della Scala Dorata del Quirinale. Il bozzetto, conservato a Santena, fu presentato al presidente Giorgio Napolitano il 6 giugno 2010, durante la sua visita al Castello Cavour di Santena.

Fonte F. Viale, Cavour, Allemandi, Torino 2011.

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Il monumento celebrativo del conte Camillo Benso di Cavour è collocato all’interno dei giardini della piazza a lui dedicata. Fu realizzata intorno al 1892 dallo scultore Carlo Monari, artista bolognese tra i più rappresentativi del tardo Ottocento e del primo Novecento, il quale in gioventù fu anche un fervente patriota, partecipando in prima persona alle battaglie per l’unificazione d’Italia tra le schiere dei volontari garibaldini.

Sul basamento della statua è collocato lo stemma della città di Bologna a sovrastare l’iscrizione: “Perché questa piazza oltre il nome ricordi le sembianze dello statista glorioso gli studenti universitari del Circolo Monarchico liberale col concorso di cittadini il 6 giugno 1892 posero”.

Del busto esiste una copia in gesso, realizzata per il Museo del Risorgimento, oggi conservato nei magazzini del museo.

Una curiosità ha attirato la mia attenzione, non riguarda la statua di Camillo Cavour, bensì la piazza Cavour. Probabilmente molti, se non tutti, la conoscono: nel 1971 la piazza ispirò Lucio Dalla nel comporre la canzone Piazza Grande. Diversamente da come alcuni credono, la canzone, dedicata a un senzatetto, non si riferisce né a piazza Maggiore e nemmeno all'omonima piazza Grande di Modena, bensì a piazza Cavour di Bologna dove il cantautore ha anche abitato da giovane, secondo quanto dichiarato da Gianfranco Baldazzi, nel corso della puntata de La storia siamo noi, dedicata a Lucio Dalla, del 18 novembre 2011. Un attento ascolto della canzone parla, infatti, di "panchine" e di "erba", che non ci sono né in Piazza Maggiore a Bologna né a Piazza Grande a Modena, e di "gatti che non han padrone" (non c'è mai stata infatti, nelle due piazze sopra citate, alcuna colonia felina).

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Busto di Camillo Benso conte di Cavour in marmo bianco di Carrara, collocata nel salone principale al 1° piano.

Sulla faccia del piedistallo è incisa, a lettere capitali, la frase:

A/ CAMILLO CAVOUR/ I REGGENTI/ E CENSORI/ DELLA SEDE/ DI/ GENOVA/ 1863

Nel 1849, su iniziativa di Camillo Benso Conte di Cavour, la Banca di Genova si fonde con la Banca di Torino, nascerà così la Banca Nazionale degli Stati Sardi che poi diverrà Banca Nazionale del Regno e poi ancora, dopo altre acquisizioni sarà, dal 10 agosto 1893, denominata Banca d’Italia. Dal 1998 è parte integrante del sistema europeo delle banche centrali.

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Un busto di Camillo Benso Conte di Cavour è situato nella piazza omonima e principale di Levanto (SP) e si presuppone sia stata realizzata nelle ultime decadi dell'Ottocento; la scultura in gesso, posata su un piccolo piedistallo circolare, è situata in un angolo della piazza di fronte ad una trattoria. Non ho trovato notizie sull’autore dell’opera. La città di Levanto è una delle mete turistiche più belle della Riviera di Levante è sinonimo di mare, vacanze e dolce clima. Il paese di Levanto è comunemente denominato la porta delle Cinque Terre perché è il punto di partenza perfetto per visitarle. Levanto si trova a soli 3 minuti di treno da Monterosso, il primo dei cinque borghi. Da Levanto partono i treni che fermano in tutti i villaggi delle Cinque Terre. Le attrattive del paese sono tutte improntate alla sua posizione strategica, sulla Riviera di Levante, e del monumento a Cavour si fa fatica a trovarne menzione. Per puro caso ho scoperto della sua esistenza.

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Alla notizia della morte di Camillo Cavour, 6 giugno 1861, il Consiglio comunale di Pisa aveva deliberato la collocazione nel cimitero monumentale di una lapide opera di Silvestro Centofanti e la realizzazione di un busto da parte del ticinese Vincenzo Vela, di cui era nota la realizzazione di altre opere ritraenti il defunto. Ai magistrati comunali, infatti, il Camposanto appare la collocazione naturale dell’omaggio allo statista, alternativo rispetto ad un monumento pubblico in spazi aperti, probabilmente pensato ancora come una sorta di ‘prerogativa regia’ riservata ai sovrani e che, d’altro canto, si ricollegava con la tradizione del Camposanto.

La scelta di Vela era stato il frutto di una sorta di equivoco legato alla fama dell’artista e alla volontà di realizzare rapidamente l’omaggio funebre. Di fronte a un Cavour ‘abbigliato in foggia moderna’, i notabili pisani reagirono con costernazione facendo notare, quasi increduli, allo scultore ticinese che «tutti i busti che sono nel nostro Camposanto hanno una forma monumentale e quindi senza nessun ornamento, e per conseguenza si crederebbe che discordasse in quel luogo uno scolpito in abito moderno». Obiezioni cui Vela ribatteva, affermando orgogliosamente la propria scelta realista che lo aveva portato a essere «uno dei primi che ha battuto questo pregiudizio degli scultori che trattarono gli uomini dei nostri tempi vestiti alla Romana».

Agli amministratori pisani non restò quindi che fare buon viso a cattivo gioco e inaugurare solennemente il busto nel luglio di quello steso anno. Il Cavour di Vela fungerà comunque da rompighiaccio, legittimando la presenza di opere di netta ispirazione realista nel Camposanto, favorita anche dall’evoluzione del gusto della committenza, ed anche – probabilmente – da una certa vanità che pur di potersi fregiare del nome di un grande artista internazionale era disposta a cedere sulle scelte stilistiche. Dove invece il progetto incarnato dal busto di Cavour fallì, fu nel «tentativo, presto tramontato, di emulare l’esempio fiorentino di Santa Croce e di superare così la dimensione di celebrazione dell’identità e delle memorie civiche e municipali». Infatti – se si esclude la presenza eccentrica della tomba della celebre cantante lirica, Angelica Catalani, e l’omaggio istituzionale ad Amedeo d’Aosta – Cavour è l’unico tra i numerosi effigiati nei decenni post-unitari, da Matteucci a Mossotti, sino a Francesco Carrara a non avere uno stretto legame con Pisa e con la sua Università.

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Piazza Cavour è una delle quattro piazze principali del centro storico di Ancona, insieme a piazza del Plebiscito (o piazza del Papa), piazza della Repubblica (o del Teatro) e piazza Roma.

Segna la congiunzione tra i rioni ottocenteschi e quelli del Novecento e sorge lungo la passeggiata "da mare a mare", che attraversa da ovest ad est il promontorio su cui sorge la città, dalle banchine del porto alle rupi del Passetto.

Al centro fu posta una statua di Cavour, opera di Aristodemo Costoli, noto scultore risorgimentale. Sul basamento della statua, due bassorilievi rappresentano rispettivamente il Congresso di Parigi e la Proclamazione del Regno d'Italia (o secondo altri, la seduta del parlamento in cui si deliberò che Roma avrebbe dovuto essere capitale) ossia due momenti fondamentali dell'azione politica di Cavour.

Fonte: Wikipedia

CARRELLATA di BUSTI dedicati a CAVOUR

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Santena, 30 aprile 2024