Incontri Cavouriani

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Circolo Società del Whist Accademia Filarmonica


di Anna Migliore

I circoli per gli uomini di mondo sono una necessità.

I club sono stati, vere e proprie ‘seconde case’ per i gentiluomini, un luogo dove incontrarsi con gli amici, rilassarsi, giocare, pranzare e cenare, e anche pernottare. Per chi viveva all’estero, erano una vera e propria base d’appoggio.

Oggi parlerò del Circolo Società del Whist Accademia Filarmonica.

Antenata del Circolo del Whist può essere considerata la Patriotica Nobile Società del Casino, costituita nel 1784 a Torino. La frequentazione era riservata alla classe nobiliare, la Società del Casino ebbe vita breve a causa dell’invasione francese di fine ‘700. Dei soci un nome tra tutti: Uberto Benso di Cavour.

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Da anello di congiunzione tra la cessata società del Casino ed il futuro Circolo del Whist fece la ‘Società di ballo’.

Fu costituita nel 1838 a Torino, con l’intento tra gli altri di incoraggiare la socializzazione tra nobili e borghesi, da quaranta membri su proposta ed iniziativa del marchese Cesare Alfieri di Sostegno. Cavour stese la prima bozza di Statuto - negli archivi del Castello di Santena ne esiste una minuta autografa.

In quegli anni in Torino vi era un altro circolo con forte impronta sociale: l’Accademia Filarmonica, che raccoglieva i membri più influenti e rappresentativi dell’élite finanziaria e imprenditoriale della città.

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Fondata nel 1814 da cinquanta musicisti, con lo scopo di radunare quanti avessero a cuore la musica e il ballo ma anche l’educazione tramite l’istituzione di una scuola per strumenti e voce, gratuita, che potesse avvicinare chi non ne avesse le possibilità di pagarsi lezioni private, aperta anche alle donne, era poi diventata luogo di incontro dell’alta borghesia, dove figuravano i gran nomi di Torino: dai banchieri Nigra, all’avvocato Barbaroux, il giurista Sclopis, mantenendo sempre viva la sua vocazione musicale. Nel 1838 l’Accademia acquistò uno dei più bei palazzi torinesi, il palazzo Solaro del Borgo, dagli immensi e ricchissimi saloni nel pieno centro dell’elegante piazza San Carlo. L’acquisto era stato segretamente trattato dall’avvocato Antonio Gatino (socio dell’Accademia) con il marchese Solaro del Borgo (che lo aveva acquistato nel 1782 dai marchesi Asinari di San Marzano, i quali lo avevano ereditato dai marchesi Isnardi di Caraglio – che aveva sposato una de Senantes).

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Palazzo de Senantes, acquistato nel 1753 dai marchesi Isnardi di Caraglio,

Quest’ acquisto aveva fatto scalpore in una società, come quella torinese, statica! Ancora di più ne fece nel 1841 l’inaugurazione dell’Odèo, la sala concerti dell’Accademia, alla quale partecipò Re Carlo Alberto; una cosa decisamente fuori dalle regole visto che, il sovrano, non andava ospite da alcuno, se non nelle case di sceltissimi componenti della corte. La presenza del Re fu un grande gesto di apertura sociale verso l’alta borghesia.

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Sala concerti Odèo

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Odèo

Camillo Cavour fu l’ideatore ed il promotore del circolo del Whist. Un club del quale sentiva la necessità, lontano dalla “promiscuità querula e chiassosa” della varia clientela del Caffè Fiorio, del quale era assiduo frequentatore.

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Proprio al Caffè Fiorio si discusse della costituzione; fu il Conte a convocare con una propria lettera i futuri soci fondatori: era martedì 9 marzo 1841, all’una di pomeriggio; iniziativa che condivise con due suoi intimi amici: Pietro di Santarosa, e Vittorio Filippi di Baldissero. Chi non partecipò lasciò delega di firma a Cavour e al Baldissero: loro due firmarono lo Statuto provvisorio anche per conto dei numerosi assenti. La bozza dei primi statuti della Società del Whist fu scritta da Cavour di proprio pungo, su carta da lettere di casa Benso, in data 28 febbraio 1841. Quaranta soci fondatori, il più anziano Carlo Birago di Vische aveva 62 anni.

Cavour nel 1841, ad appena trent’anni, non si era ancora affermato nella vita politica piemontese, aveva dunque bisogno di numerosi ed autorevoli appoggi per questa sua idea …

Così iniziò le pratiche per ottenere dal Re la facoltà di riunirsi in un circolo, l’autorizzazione fu la prima volta decisamente negata, il sospettoso regime di allora vedeva in ogni gruppo il germe di una società segreta, e in questo gruppo un gruppo facinoroso, un pericolo per la religione cattolica tra le altre cose … Carlo Alberto del resto era sospettoso verso Cavour, non avendo mai digerito la storia del paggio ribelle; ma la tenacia era dote fondamentale in Camillo che continuò a presentare istanze e alla fine arrivò la tanto attesa autorizzazione dal Re … con delle condizioni palesi: che in caso di scioglimento della Società, il patrimonio fosse devoluto totalmente a beneficio di un’opera pia e che nelle sale del Circolo non si parlasse mai né di politica né di religione! E con una condizione segreta: che tra i membri ci fosse sempre un incaricato del Governo capace di sindacare e riferire, al bisogno, sull’operato e le idee espresse dai soci. Insomma la spia di turno! Il Circolo con il nome di Società del Whist, iniziò la sua attività nel marzo 1841 con quaranta membri.

Primo Presidente fu un ministro di Carlo Alberto, il conte Carlo Beraudo di Pralormo, nomina voluta dall’astuto Cavour in quanto, il Beraudo era ministro del Re (degli interni) e suo intimo amico; era un abile diplomatico, un uomo autorevole e potente. Tutto sarebbe servito per addolcire diciamo l’approccio del Sovrano.

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Il conte di Pralormo diede le dimissioni nel dicembre del 1847, accettate a malincuore dalla Direzione del Circolo: gli fu conferito il titolo di Presidente Onorario. Gli succedeva Britannio Asinari di San Marzano.

Cavour fu nominato Presidente il 26 dicembre 1859 e restò tale fino alla sua morte.

Il Circolo ottenne la sanzione ufficiale dal Re, solo, nel 1847.

Forse la proposta di intitolare il Circolo a questo gioco di carte di origine inglese e molto diffuso nei circoli aristocratici, derivò dal fatto che Cavour era convinto di essere giocatore assai capace …

Nato in Inghilterra nel XVII secolo e popolarissimo gioco di carte tra gli strati più bassi della popolazione, il whist deriverebbe da un gioco di carte francesi: il Trionfo. Nella prima metà del ‘700 divenne uno dei passatempi preferiti degli aristocratici inglesi, si diffuse poi rapidamente in tutta Europa, in particolare in Francia. È da sempre considerato un gioco di osservazione e di grande intelligenza; si gioca in quattro in due squadre contrapposte, con un mazzo di 52 carte, l’ordine di presa va dall’asso in giù, la carta più ‘bassa’ è il 2. Il cartaio distribuisce in senso orario 13 carte a testa, l’ultima, che tocca a lui, viene scoperta in tavola ed è l’Atout (la briscola) della mano. Vince chi fa più prese.

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È contro il galateo commentare le carte in qualsiasi modo, non si può commentare la mano che è stata distribuita, né la propria fortuna o sfortuna. Agli inizi del ‘900 le regole troppo ferme avevano fatto perdere divertimento al gioco, che fu pian piano rimpiazzato dal bridge. Non si sa se dai quaranta soci fondatori uscirono famosi campioni del gioco del whist; è certo invece che, nonostante la spia, nelle sale si fece presto un gran parlare di politica, impegnato com’era il Cavour a illustrare agli amici i risultati dei suoi viaggi all’estero.

La Società si diede un ampio scopo: la riunione, in un apposito locale, di persone di gentile educazione le quali ivi possano intrattenersi colla conversazione, con i giuochi permessi, e colla lettura di libri e giornali. Ma lo scopo, in effetti, era un po’ troppo ampio e al primo articolo dello Statuto si dovette aggiungere: che in quanto ai giochi erano leciti soltanto quelli di carte e tarocchi detti di commercio e tutti quelli non colpiti da particolari disposizioni governative (era proibito giocare d’azzardo, le pene erano le più diverse: dalle nerbate, ai cartelli appesi al collo con la scritta ‘giocatore di giochi proibiti’, all’ammenda fino alla detenzione); il bigliardo e gli scacchi; e in quanto a letture che: nessun libro o giornale non permesso, potesse essere introdotto nella biblioteca sociale, nemmeno a titolo di dono o di imprestito. Dal 1847, al Circolo, furono introdotti i quotidiani stranieri.

Nel 1847 nel circolo entravano in funzione le prime luci a gas; nel 1883 era installato il primo apparecchio telefonico; nel 1886 si passava all’illuminazione elettrica e nel 1935 arrivò la radio!

La realtà del Circolo insomma era molto dinamica, il Whist non era un semplice circolo ricreativo di signori di buona educazione e di elevato status sociale, bensì un sodalizio di persone colte, raffinate, aperte ai fermenti che agitavano il pensiero politico ed istituzionale.

La prima sede del Circolo fu in via di Po, due mezzanini sopra la bottega di Giovanni Battista Maggi, fotografo, editore e geografo torinese. Lì rimase per tre mesi.

Si trasferì, dalla fine del 1841 fino al 1843, in casa del marchese di San Germano, occupando 4 stanze, in piazza Castello (una parte del palazzo che oggi è della Regione).

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Palazzo dei marchesi di San Germano (attuale piazza Castello) sede Whist

In seguito si aumentò la quota sociale e la sede, dal 1 ottobre 1843 al giugno 1867, fu in via Carlo Alberto nel palazzo del conte Birago Alfieri di Borgaro, socio del Whist e affittuario dei locali (oggi sede della Camera di Commercio di Torino.

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Palazzo Biraghi Alfieri di Borgaro (attuale via Carlo Alberto) sede Whist

La nuova location però non disponeva di ristorante, così venne presentata istanza al Re per poter provvedere, ma fu respinta. Vi si oppose proprio il Marchese Michele Benso di Cavour, vicario di polizia, perché temeva che i pranzi potessero degenerare in cose poco appropriate, con grave scapito dell’apostolica, cattolica e romana credenza!

Ovviamente Camillo non mollò il colpo, così ottenne l’autorizzazione desiderata a patto però … ed ecco qua altre condizioni … della stretta osservanza del magro nei venerdì, sabati e altre vigilie comandate! E guai consumare alcunché fuori dalla stanza destinata al pranzo.

Dal 1 luglio 1867 la sede fu trasferita in casa Nomis di Pollone, in piazza Castello 23, con ricche suppellettili, biblioteca, raccolte di giornali, volumi rari, sale di lettura, toelette, camere per dormire, vasta sala da pranzo, sala da gioco, bigliardi …

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Palazzo Nomis di Pollone (attuale piazza Castello) sede Whist dal 1 luglio 1867 fino al marzo 1948

Nel conte di Cavour, che si fa promotore dell’iniziativa di fondare un circolo, troviamo un qualcosa di profondamente cavouriano: l’Europa. Infatti, il contesto di iniziative simili era europeo e Cavour si ispirava ai modelli di circoli parigini e a quei Gentlemen’s Club londinesi che, durante i suoi viaggi, ebbe modo di visitare con il suo fraterno amico Pietro di Santarosa.

Cavour fu un “uomo di club”, fu socio della Società del Casino di Genova – fondata da Stefano Giustiniani il marito di Anna – della Società (o Circolo) dell’Unione di Milano, del Jockey di Parigi – al quale cercò invano di far ammettere suo nipote Ainardo; tutti club fondati all’inizio del 1800. Oltre a svariate frequentazioni di altri circoli.

Del resto dopo la rivoluzione del 1848, la proclamazione dello Statuto e l’ascesa al trono di Vittorio Emanuele II, la corte sabauda non ebbe più un ruolo così determinante nella vita della nobiltà. La nascente monarchia, con la presenza dello Statuo e del Parlamento, dovette aprire la sua corte ad una classe politica socialmente più eterogena; da parte sua Vittorio Emanuele II preferiva una vita fatta di caccie e di cavalcate nei castelli di Stupinigi e di Moncalieri e mostrò scarso interesse a mantenere il cerimoniale di corte. Proprio questo vuoto, fu almeno in parte colmato dalla presenza, a Torino, di un nuovo circolo di élite.

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Maestro e direttore d’orchestra era il conte di Cavour e non per caso. Era stato lui ad immaginare che il Circolo potesse aprire le sue sale alla parte più dinamica della società torinese; la rottura delle tradizionali barriere di casta e la formazione di nuove alleanze politiche, portò Cavour e il gruppo di aristocratici moderati a coinvolgere gli esponenti dell’alta borghesia, quegli uomini nuovi dei più influenti settori del ceto medio, ai quali Camillo Cavour guardava, e a porre le basi perché fossero accolti anche gli stranieri e gli esuli.

In effetti i membri del Circolo non furono soltanto nobili, ma insigni professionisti, ricchi banchieri, magistrati, ufficiali dell’esercito, diplomatici. Il lignaggio certo più antico era, meglio era.

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Il prestigio legato al blasone era tale che uomini impoveriti ma provenienti da antiche famiglie aristocratiche, furono accolti nel club molto più facilmente di nobili più ricchi, che avevano però acquisito il titolo nell’Ottocento. Ma gli esponenti della borghesia che figurano tra i fondatori avevano alle spalle vecchie tradizioni di notabilato familiare e di fatto erano entrati a far parte della sfera dei nobili, non certo giuridicamente riconosciuti, ma parte di un’alta società, anche perché la nobiltà manteneva uno status “separato”.

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I membri del Circolo, a quell’epoca di risveglio unitario appartenevano comunque per la massima parte all’aristocrazia; anzi il popolo già fin d’allora aveva ribattezzato la Società col nomignolo di Casino dei nobili, e credeva che, per essere iscritti, fosse necessario corredare la domanda di ammissione con prove di quarti araldici … Di più, il Whist fu popolarmente definito “un’aristocrazia entro l’aristocrazia” la cui ammissione richiedeva ben quattro quarti araldici.

Ed ecco i nomi di alcuni soci: Pietro De Rossi di Santarosa, il marchese Cesare Alfieri di Sostegno, il conte Carlo Beraudo di Pralormo, il conte Stefano Gallina, il cavalier Carlo Pinchia magistrato, Giovanni Nigra banchiere, il marchese Vittorio Filippi di Baldissero, il marchese Britannio Asinari di San Marzano. Soci successivi alla fondazione: il marchese Carlo Alfieri di Sostegno, il conte Cesare Balbo di Vinadio, il conte Francesco Verasis di Castiglione (marito della contessa di Castiglione), il marchese Filippo Oldoini (padre della Castiglione), Cesare Balbo, Vittorio Asinari di San Marzano (definito il Don Giovanni del suo tempo per la sua eleganza), Alfonso Ferrero della Marmora, il conte Federico Sclopis di Salerano, il marchese Ainardo Benso di Cavour, il conte Luigi Federico Menabrea, Massimo d’Azeglio socio abbonato. Tra gli esuli: il marchese Emilio Visconti Venosta, il poeta e scrittore Giovanni Berchet. E ancora il dottore Vincenzo Chio di Roma che introdusse in Piemonte la medicina omeopatica (re Carlo Alberto ordinò che venisse rispettata la libertà scientifica dei medici omeopatici, un’altra grande apertura del Sovrano) e anche Oliviero Bixio viaggiatore, nipote di Nino, che prese parte alla prima spedizione esplorativa nel 1876 nell’istmo di Panama per segnare il miglior tracciato del futuro canale, e fu il primo caduto per la realizzazione del canale di Panama; e inoltre il conte Massimiliano Caccia, uno dei fondatori del Jokey-Club di Parigi. Giusto per citarne alcuni ….

Oltre al lignaggio e i legami di sangue, matrimonio e parentela giocavano un ruolo fondamentale per l’ammissione. Dei 1475 gentiluomini soci tra il 1841 e il 1940, circa 800 provenivano da un gruppo di 164 famiglie, ciascuna delle quali era presente con tre o quattro componenti.

Qualche curiosità: un quarto dei membri del Whist, nella seconda metà dell’ottocento, era celibe, tra gli sposati il 69% aveva mogli che provenivano da famiglie nobili pre-ottocentesche, mentre il 17% aveva sposato figlie di famiglie nobili fuori dal Piemonte. Solo 15 membri titolati avevano sposato donne borghesi.

Tra il 1841 ed il 1870 furono ammessi sessantacinque non nobili, essi rappresentavano il 12% circa di tutti gli ingressi nel club; tra il 1871 e il 1914 i borghesi all’interno del club scesero in numero. A cavallo dei due secoli il Circolo generava meno contatto tra le classi di quanto non fosse stato mezzo secolo prima.

Il carattere aristocratico della Società si vedeva anche da usi e tradizioni, vi era un codice di comportamento, secondo il conte Ignazio Thaon di Revel: una schietta cordialità, grande tolleranza, rispetto d’opinione e reciproca stima. Nella sala da pranzo bisognava comportarsi con: quel decoroso contegno solito tenersi … nelle private famiglie più distinte. Entro i confini del club si supponeva che i soci fossero su un piano di parità, senza privilegi e senza tener conto del ruolo pubblico che rivestivano al di fuori. D’obbligo la giacca e la cravatta, il piemontese era la lingua ‘ufficiale’ del circolo.

Dal giorno della sua fondazione non ci sono stati scandali, bisticci gravi né duelli tra membri.

Fondamento della Società era la cortesia, la libertà di ciascuno era limitata dalla libertà altrui. Un solo screzio vi fu: tra lo Statista Cavour ed i soci, quando nel 1859 fu annunciato il fidanzamento fra Gerolamo Napoleone e la Principessa Maria Clotilde.

La Società aveva due categorie di membri: gli effettivi residenti e non residenti, e i soci d’onore.

E due sottocategorie: gli abbonati e gli aggregati.

I rappresentanti delle Legazioni estere furono ammessi come soci aggregati già dal 1841. Il primo socio aggregato estero fu il principe Felix von Schwarzenberg, della Legazione austriaca, che diventerà uno dei grandi nemici dell’indipendenza italiana, ed avversario sul campo di battaglia di Goito il 30 maggio 1848.

Ma come si diventava soci? Un socio proponente e due soci raccomandanti presentavano un candidato, che doveva essere accettato dagli iscritti tramite una votazione segreta. Ogni socio collocava in un bussolotto una palla di colore bianco, se era d’accordo alla nuova ammissione, nero se non era d’accordo. Le palle nere avevano maggiore efficacia: una palla nera annullava cinque palle bianche. Insomma era piuttosto complicato essere ammessi.

Da quel 9 marzo 1841 il numero dei soci passò, su proposta di Cavour, da 40 a 60 alla fine del 1841, a 80 nel 1842, a 100 nel 1843, a 120 nel 1844, a 140 nel 1845, a 160 nel 1846 e portato a 200 nel 1847, sempre su proposta di Cavour. Tra di essi un numeroso gruppo di giovani, usciti dall’Accademia militare di Torino.

Nel 1857i soci furono 240, e 265 nel 1864. Facciamo un bel salto nel tempo ad arriviamo nel 2012: il circolo contava 768 soci. Oggi i soci sono circa 900.

La quota sociale iniziale era di 120 lire, per arrivare a 175 nel 1880. (Censimento 1861: reddito medio pari a 30 lire al mese, 360 anno: non era da tutti essere socio del circolo del Whist).

Nel 1990 la quota sociale era di 1.000.000 di lire per i soci effettivi residenti, aggregati ed abbonati e di lire 500.000 per i soci non residenti, figli di socio e soci collegati.

Oggi la quota è di poco meno di € 1.000.000 di euro: permane l’obbligo di indossare giacca e cravatta per accedere al Circolo, ma il piemontese non è più la lingua ‘ufficiale’.

Nelle sale del club si contribuì a fare la storia, il gioco del whist rappresentava il terreno “neutro” sul quale potevano incontrarsi e darsi battaglia le diplomazie accreditate presso il Regno di Sardegna.

Il trasferimento della capitale del Regno d’Italia da Torino a Firenze privò per sempre il Circolo di questi soci aggregati, che per ventitré anni avevano frequentato le sale, offrendo immagini dei loro paesi, della loro cultura e dei loro costumi. Dal 1841 al 1864 il Whist fu frequentato da diplomatici prevenienti da: Austria, Baden, Belgio, Brasile, Confederazione Elvetica, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Norvegia, Paesi Bassi, Perù, Portogallo, Prussia, Russia, Sassonia, Sicilia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Toscana, Turchia.

Ma il tempo risanò le ferite e nel 1870 il principe Amedeo duca d’Aosta accettava la carica di socio d’onore e nel 1897 fra gli associati entrava il futuro re Vittorio Emanuele III.

Non solo si contribuì a fare la storia, ma la storia del Circolo si intrecciò con quella della nostra patria. Il Circolo ha dato sei capi di governo e presidenti del Senato, trentuno ministri, dodici medaglie d’oro al valore militare.

Come ho già detto vi era, durante il Risorgimento, una sospettosa vigilanza sul Circolo, ma i suoi soci erano tutt’altro che reazionari; politicamente parlando per la maggioranza erano uomini moderati.

La maggioranza dei soci mostrò un forte attaccamento alla Casa regnante e uno spiccato senso del dovere, in sintonia con le antiche tradizioni militari della nobiltà piemontese: nel maggio del 1848 fu deciso di ridurre il numero dei pranzi sociali da otto a quattro al mese, perché quasi tutti i membri della Società combattevano sui campi di battaglia per la liberazione lombarda, e il Circolo era in perdita per la convenzione stipulata con il cuoco! Su 196 membri del Club, 72 facevano parte dell’esercito, e buona parte di essi versava sangue per la causa italiana. Tra i caduti Carlo Rovereto di Rivanazzano, socio del whist, che morì a Goito con Francesco Lajolo e Augusto Benso di Cavour.

Venticinque parteciparono alla spedizione in Crimea, mossa politica del conte di Cavour.

Settantasei parteciparono come ufficiali alle campagne militari del 1859, mentre altri 80 presero parte alle spedizioni in Italia centrale nel 1860. Nel 1866 presero parte alla III guerra d’Indipendenza 134 soci, il più noto dei quali fu Sua Altezza Reale Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta, che meritò la Medaglia d’Oro al Valor Militare e che diventerà Re di Spagna dal 1870 al 1873.

Alle operazioni per la conquista di Roma parteciparono 13 soci, ma nessuno di loro, per quanto si sappia, entrò per la breccia di Porta Pia quel 20 settembre 1870.

La presenza dei soci fu consistente anche nei conflitti del Novecento, 334 soci parteciparono alle operazioni della Prima guerra mondiale, con 9 caduti, e molti di essi, insieme a soci di altri circoli, parteciparono a momenti di unione nazionale, come ad esempio il trasporto della salma del Milite Ignoto da Aquileia a Roma.

Con l’avvento del nuovo secolo i pregiudizi di casta verso il mondo degli affari si stavano affievolendo, e gli anni tra le due guerre videro espandersi il ventaglio di lavori ritenuti socialmente ‘accettabili’ per i nobili. Ci fu un diverso approccio al mondo degli affari e alle famiglie che ne facevano parte, e così cambiarono sia la politica di ammissione al Whist, che le nuove alleanze matrimoniali.

Tra il 1925 ed il 1941 gli aristocratici piemontesi tornarono ad occupare posizioni politiche, cosa che non era successa nell’immediato dopoguerra. Furono 86 gli aristocratici membri del Whist che servirono il regime fascista: 24 podestà, 4 vice podestà, 10 segretari federali del partito nazionale fascista, 4 segretari dei fasci locali, 8 membri di consigli disciplinari, 21 in altre cariche.

Nel 1928 la Società del Whist conferì a Mussolini il titolo di membro onorario, che fu il primo ed unico non nobile, nonché capo di governo, a riceverlo. Quattro anni dopo, rompendo con la tradizione del club di neutralità politica, il Whist tenne una cena speciale in onore del duce.

Un articolo su Stampa Sera del 1941 dice “La statistica meglio delle parole, varrà ad illustrare comunque l’apporto alle fortune della Patria dei 1475 soci succedutisi in un secolo: dalle guerre di Indipendenza alla conquista dell’Impero, la Società ha contato sedici caduti (5 prima guerra d’indipendenza, 1 guerra di Crimea, 1 seconda guerra d’indipendenza, 9 prima guerra mondiale)”. Altri sedici caduti si conteranno nella seconda guerra mondiale.

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La seconda guerra mondiale fu vissuta in modo più intenso di tutte le precedenti vicende belliche. Non coinvolse solo la vita dei soci partiti per i vari fronti, ma la guerra arrivò in città: con i bombardamenti aerei e l’occupazione tedesca.

Il 5 giugno 1940 in ottemperanza alle disposizioni sull’italianizzazione dei nomi stranieri, la Società del Whist cambiò il proprio nome in quello di Società Camillo di Cavour.

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Cinque giorni dopo, il 10 giugno 1940, l’Italia entrò in guerra. Due giorni dopo il 12 giugno iniziarono i primi bombardamenti su Torino, 107 soci del Whist erano arruolati.

Il 28 febbraio 1941 nel pomeriggio, nel pieno del conflitto mondiale, il Whist celebrò il suo centenario, alla presenza delle autorità civili e militari; il Presidente marchese di San Germano, in piemontese, come da antica usanza, fece un appassionato saluto. La giornata era iniziata con una visita a Santena alla tomba di Cavour per rendere omaggio al “loro grande fondatore” e deporre una corona. Arrivarono soci da molte città. Per ricordare quel felice giorno e testimoniare il riconoscente affetto che legava i soci del Whist ai combattenti della seconda guerra mondiale; la Società fece pervenire al Principe di Piemonte un assegno di venticinquemila lire da devolvere ad un ente militare di assistenza (opere di soccorso per i feriti di guerra).

Nel 1942 i bombardamenti su Torino si intensificarono, le sale del Club venero utilizzate come dormitori e nel 1943, quando la città fu occupata militarmente dai tedeschi, il club ospitò e talvolta nascose chi era riuscito a fuggire dai campi di prigionia. Il 12 dicembre 1943 le sale del Circolo furono requisite e la Direzione riuscì ad ottenere che la biblioteca e le camere da letto e di servizio restassero ad esclusivo uso dei soci, rifiutando l’offerta germanica di promiscuo uso di alcune sale. Numerosi soci parteciparono alla lotta clandestina per la liberazione dell’Italia; tra di essi si ricorda Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, ostaggio, trucidato a Roma alle Fosse Ardeatine il 24 maggio del 1944. Il 4 giugno Roma fu libera e alcuni soci raggiunsero la capitale: tra essi ci fu il marchese Giovanni Maria Visconti Venosta.

Ma le vicissitudini per il Circolo del Whist non finirono, il 31 marzo 1945 venne fucilato dai tedeschi il figlio sedicenne di Giuseppe Curreno, socio del club.

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Giacomino Curreno

Il Curreno, conosciuto con il nome di “Colonnello delle Torri”, era il capo delle forze partigiane della Val d’Ossola e suo figlio Giacomino era entrato a far parte volontario della Resistenza, nonostante la giovane età. I sospetti che caddero sul Circolo Camillo di Cavour (così ancora si chiamava) sfociarono in un provvedimento che ne decretò l’immediata chiusura e scioglimento. Fortunatamente il 27 aprile Torino era libera e venne riaperto il Circolo e recuperato l’intero mobilio, che i tedeschi avevano spostato per arredare un altro locale della città. La vita riprendeva e anche l’antica denominazione di Circolo del Whist. Nel marzo del 1946 alcuni soci, troppo vicini al regime fascista e repubblicano di Salò, vennero estromessi e, dopo tanti anni, vennero ammessi 34 nuovi soci. Il 15 giugno 1946 riapriva il portone principale del Club.

La sede del Circolo di piazza Castello durante la guerra aveva subito ingenti danni, i soci decisero di unirsi, con assemblea straordinaria del 9 novembre 1947, all’Accademia Filarmonica.

Anche la splendida sede di piazza San Carlo dell’Accademia, il palazzo Solaro del Borgo, era stato gravemente danneggiato dai bombardamenti.

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Effetti dei bombardamenti – Palazzo Solaro del Borgo

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Si deve ai soci del Whist se il restauro di questo storio edificio è avvenuto con rapidità e nel rispetto dei suoi valori architettonici ed artistici. Il 30 marzo 1948 si apriva così la nuova, ed attuale, sede di piazza San Carlo.

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Palazzo Solaro del Borgo, sede del Circolo Società del Whist Accademia Filarmonica

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Sala da pranzo del Whist

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La generazione post bellica era molto diversa rispetto al grado di istruzione di quella che l’aveva preceduta. Prima della guerra solo una piccola minoranza dei nobili appartenenti al Whist era laureata e chi si laureava lo faceva in giurisprudenza; altri frequentavano l’accademia militare per entrare nel corpo degli ufficiali. Dopo la guerra la tendenza si invertì e il numero dei laureati raddoppiò, superando il numero degli ufficiali; tra i nuovi soci molti sceglievano campi come l’ingegneria e l’economia, che preparavano i giovani per l’ingresso nel mondo del commercio e dell’industria.

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Il Circolo Società del Whist Accademia Filarmonica resta uno dei club maschili più esclusivi e socialmente prestigiosi d’Italia e d’Europa.

La prima regola di selezione è sempre stata non riguardo alla posizione sociale ma al genere!

Ancora oggi è così. I membri sono solo uomini e le donne nelle sale soci del Whist non possono entrare, possono però accedere alla foresteria, entrando dall’ingresso della foresteria.

Solo in caso di eventi, da qualche anno, le donne possono entrare dall’ingresso principale del Circolo, posto su piazza San Carlo, ed – attraverso un, diciamo, “nuovo camminamento” – raggiungere la foresteria: sale soci, mai!

In entrambe i casi devono essere accompagnate da un socio … non è una questione di sessismo è tradizione!

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Ritratto del Conte Camillo Benso di Cavour, olio su tela, Circolo Società del Whist Accademia Filarmonica, sala di lettura

Dopo la morte di Camillo Cavour, nel 1861, a maggioranza assoluta fu votato di fare eseguire a spese della Società del Whist un busto in marmo del Conte, da collocare nelle sue sale. Mai era successo prima e mai più succederà.

BIBLIOGRAFIA:

Cavour e i gentlemen’s club – Centro studi piemontesi

Torino – raccolta di 26 saggi sulla città – I circoli – Giuseppe Gloria, edito nel 1880

Patrizi in un mondo plebeo – Antony Cardoza

6 Dicembre 2023