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I primi social media nell'era Risorgimentale


di Manuela Garassino

Quello dei Social Media è un tema vasto e in continua espansione, perciò, è fondamentale mostrare l’importanza del passato per conoscere il presente. Secondo l’”Oxford Dictionary”, soltanto negli anni Venti del Novecento si è cominciato a parlare di media e trent’anni dopo di una “rivoluzione della comunicazione”; ma l’attenzione per i mezzi di comunicazione risale a molto tempo prima. La retorica, lo studio dell’arte della comunicazione orale e scritta, godeva di ampio credito nella Grecia antica e a Roma, era coltivata anche nel Medioevo e con maggiore entusiasmo nel Rinascimento. Il concetto di “opinione pubblica” appare nel tardo Settecento, mentre l’attenzione per le masse è chiaramente presente fin da inizio Ottocento, nell’epoca in cui i quotidiani contribuirono a plasmare la coscienza nazionale, dando agli individui la consapevolezza di far parte di un pubblico di lettori.

La capacità di comunicare è stata determinante per l’evoluzione dell’uomo e del suo progresso culturale. La ricerca di mezzi e tecnologie adatte a gestire il processo comunicativo, ha caratterizzato la storia di ogni civiltà. Ogni nuovo strumento permette di accorciare tempi e distanze di comunicazione. Nel corso del tempo, lo scambio di idee e messaggi è diventato sempre più facile grazie alla nascita di nuove tecnologie. Per tutto il corso dell’Ottocento, rivoluzioni, guerre, movimenti politici e nazionali, realtà coloniali, sono stati i principali laboratori in cui la storiografia ha indagato le interazioni tra media visivi, trasformazioni degli assetti politico-istituzionali e identità individuali e collettive.

Nel caso italiano, il Risorgimento ha rappresentato uno straordinario laboratorio per la mediatizzazione e la spettacolarizzazione della nuova politica post-rivoluzionaria.

Il XIX secolo è caratterizzato da grandi passioni e da cambiamenti che travolgono, seppur con tempi e modi differenti, la società italiana preunitaria, tanto negli aspetti culturali quanto in quelli politici. È durante il periodo concordemente definito il decennio di preparazione (1849- 1859) che si assiste ad una crescente politicizzazione della vita nazionale. In particolare, questo periodo appare come uno straordinario momento rivoluzionario nel quale si affermano linguaggi, emergono miti e simboli destinati a fissarsi nell'immaginario collettivo; si delineano, inoltre, i caratteri di una nuova politica fatta di riti, feste, celebrazioni. Il 1848 è caratterizzato dal processo di costruzione nazionale dove la nazione rappresenta l'obiettivo principale della rivoluzione contro l'egemonia dello straniero: è nel suo nome che si scende in piazza con proteste collettive, città in rivolta, migliaia di volontari sul campo di battaglia. La mobilitazione patriottica inizia a diffondersi non solo nei centri cittadini ma anche nelle campagne e vaste aree della penisola sono così attraversate da disordini e tumulti. Lo spazio pubblico dei paesi viene occupato non solo dagli elementi che contraddistinguono l’identità della comunità e del mondo contadino, come gli strumenti di lavoro, ma anche dai simboli del movimento patriottico: bandiere, coccarde, slogan che conferiscono forza e legittimità alle proteste.

La comunicazione visuale diventa, dunque, sempre più capillare ed efficace. L'utilizzo di immagini si trasforma in un mezzo importante per trasmettere messaggi, soprattutto a coloro i quali non sono ancora alfabetizzati. Contemporaneamente si iniziano a sfruttare le nuove tecniche di incisione che già avevano debuttato negli anni Trenta dell'Ottocento. La mediatizzazione fa la sua comparsa utilizzando come vettori gli oggetti, in particolare quelli di uso comune. L'oggettistica, le litografie e, in ultimo, la fotografia, diventano protagonisti dell'informazione politica risorgimentale, collocandosi all'interno di un vero e proprio sistema mediatico fatto di giornali, stampe, illustrazioni, caricature.

La litografia, una tecnica grafica messa a punto negli anni Novanta del Settecento, si diffonde prima in forma di stampe sciolte e in seguito anche per le tavole fuori testo di volumi e periodici illustrati. Essa consegue un crescente successo: i pittori più conosciuti iniziano presto ad affidare alle litografie di riproduzione la promozione delle loro opere d’arte presso un pubblico anche popolare. Nel 1839 la fabbricazione di stampe figura all’undicesima posizione nella classifica delle attività più economicamente rilevanti. Sempre nel 1839, a Parigi, dopo decenni di ricerche sulle immagini, viene depositato il brevetto “dagherrotipo”, un procedimento per fissare le figure proiettate nella camera oscura su una lastra d’argento. Il successo di questa tecnica, legata all’incontrollabile “ritratto mania” del tempo, contribuisce a implementare una produzione grafica dallo straordinario potere nell’evocare potenti aspettative di progresso e nel dinamizzare i processi di industrializzazione, commercializzazione e massificazione del consumo visivo. Tutto ciò supporta l’affermazione e la diffusione di una vasta gamma di nuovi oggetti grafici ed editoriali a buon mercato.

Le illustrazioni abitano progressivamente le pagine della narrativa popolare in tutti i suoi generi e formati che rilanciano l’attenzione sugli eventi e sui protagonisti della politica in corrispondenza dei cicli rivoluzionari che si susseguono alla fine dell’età napoleonica. Contestualmente si definiscono linguaggi, stili e canoni retorici, veicolati al meglio dalle immagini, nel tentativo di raggiungere un effetto di coinvolgimento e di identificazione di lettori e osservatori

Accade così che gli oggetti, sia quelli da indossare – fazzoletti, cappelli, medaglie – sia quelli di uso comune o domestico come lampade, tazze, suppellettili, vengono personalizzati con l'apposizione del tricolore, di immagini, di simboli e di slogan.

Sottobicchiere in legno con i ritratti di Pio IX, Carlo Alberto e Leopoldo II, 1847

Sottobicchiere in legno con i ritratti di Pio IX, Carlo Alberto e Leopoldo II, 1847

Essi giocano un ruolo fondamentale nel definire da un lato il modo in cui appartenenze e identità vengono messe in scena, dall’altro il rituale della politica scesa in strada: indossare un foulard con tricolore o portare una medaglia con l’effige di un determinato personaggio significa rendere evidente la propria adesione al movimento patriottico.

Pertanto, gli oggetti prendono vita e assumono significati in relazione al contesto in cui vengono utilizzati: diventano celebrativi nelle giornate festive del 1848, oppure cospirativi nel momento in cui indossare contrassegni diventa proibito. L’oggettistica si diffonde ovunque, entrando nelle case delle famiglie.

Nel 1847 inizia a circolare un foulard di seta con stampata lungo il bordo una fascia bianca, una blu, una rossa e una gialla, le quali contornano i tre ritratti dei sovrani riformatori, agli angoli si notano quattro diversi slogan: “Viva la Guardia Civica”, “Viva la Consulta Romana”, “Viva l’Unione doganale” e “Viva la Riforma di Carlo Alberto”.

Fazzoletto celebrativo del 1847 con i ritratti dei Principi riformatori Pio IX, Carlo Alberto e Leopoldo di Toscana

Fazzoletto celebrativo del 1847 con i ritratti dei Principi riformatori Pio IX, Carlo Alberto e Leopoldo di Toscana

L'uso dei fazzoletti come bandiere evoca anche un diverso comportamento negli spazi pubblici a seconda del genere maschile o femminile: essi vengono adoperati soprattutto dagli uomini, sventolarli è una prerogativa maschile dato il forte valore politico. Le donne, invece, utilizzano tessuti senza disegni, al massimo con la sola stampa dei tricolori per partecipare ad uno dei momenti di condivisione all'interno dei teatri o dai balconi durante il passaggio dei cortei.

Le 5 giornate di Milano da piazza S. Alessandro, di Carlo Stragliati, Museo del Risorgimento, Milano

Le 5 giornate di Milano da piazza S. Alessandro, di Carlo Stragliati, Museo del Risorgimento, Milano

La mobilitazione femminile è particolarmente intensa e diffusa: il loro primo ruolo in politica è quello di promuovere la coesione tra le diverse parti del territorio italiano. Nonostante ancora non siano ammesse al voto, le donne esprimono la loro adesione al processo risorgimentale configurandosi come “madre patriota”.

Plebiscito romano del 2 ottobre 1870, Luigi Riva

Plebiscito romano del 2 ottobre 1870, Luigi Riva

Esse si propongono in pratiche collettive che ricalcano e mimano le procedure di voto riservate agli uomini, nonostante una norma di ordine morale e di buon costume ritenga scandalosa la presenza femminile al seggio.

Nella Penisola, è la declinazione plebiscitaria del voto universale, sperimentata nelle consultazioni del 1860, 1866 e 1870 che conducono alla formazione del Regno d’Italia, ad attirare una massiccia copertura mediatica. La dinamica di festa patriottica, corale, chiassosa, colorata e inclusiva che caratterizza le giornate elettorali è oggetto di réportages, schizzi e disegni. La fortuna iconografica dei Plebisciti Risorgimentali Italiani è testimoniata dalla grande quantità di stampe, litografie pubblicate sui vari periodici o vendute in album e dalla presenza della tradizione scultorea e pittorica.

Dalla litografia e dalle illustrazioni si passerà alla fotografia. Il dagherrotipo del 1839 si evolve e le immagini diventano fotografia, la quale si diffonde grazie alla borghesia e per la borghesia. La fotografia stabilisce un collegamento per meglio spiegare e rappresentare eventi di cronaca importanti.

Essa rappresenta una svolta che incide profondamente sul discorso pubblico e sugli immaginari politici. Gli scatti diventano il mezzo deputato all’autorappresentazione sia in ambiente privato, sia in ambiente pubblico.

Ricca di significato è la foto che immortala un momento fondamentale nella vita politica di Cavour: essa ritrae i rappresentanti delle maggiori potenze europee presenti al congresso di Parigi del 1856, convocato in seguito alla guerra di Crimea (1853-1856), al fine di ristabilire la pace in Europa.

I partecipanti al Congresso di Parigi del 1856, A. Lafosse, stampa

I partecipanti al Congresso di Parigi del 1856, A. Lafosse, stampa

La guerra di Crimea è stato il primo conflitto ad essere immortalato dal primo reporter della storia Roger Fenton, il quale ottenne l'incarico dal governo inglese di fotografo ufficiale al seguito delle truppe britanniche, e non come un giornalista inviato da un qualche quotidiano.

Guerra di Crimea, 1853-1855 - Le linee inglesi di fronte a Sebastopoli in una delle prime fotografie di reportage di guerra, Roger Fenton

Guerra di Crimea, 1853-1855 - Le linee inglesi di fronte a Sebastopoli in una delle prime fotografie di reportage di guerra, Roger Fenton

Guerra di Crimea, 1853-1855, Interno del forte di Sebastopoli dopo la resa, 1855, fotografia di Roger Fenton

Guerra di Crimea, 1853-1855, Interno del forte di Sebastopoli dopo la resa, 1855, fotografia di Roger Fenton

Tutti si rendono immediatamente conto della potenzialità dello strumento fotografico, soprattutto del grande potere di suggestione che provocano le immagini sull'opinione pubblica.

Asse portante della grande trasformazione mediatica ed elemento strutturante della cultura visuale ottocentesca è la formazione di un’industria dello spettacolo sulla necessità di “parlare agli occhi” per raggiungere intelletti e cuori. Parallelamente all’editoria illustrata, le nuove macchine della visione, lanterne magiche, diorami, e pantoscopi, trasformano in spettacoli affascinanti i grandi eventi storici, in particolare i protagonisti politici e sociali dell’epoca.

In questo stesso periodo è significativo il ruolo svolto dal dibattito politico-parlamentare che avrà in Cavour uno dei suoi maggiori protagonisti; tra il 1856 e il 1859-60, soprattutto, in concomitanza con gli eventi che condurranno alla nascita del regno d'Italia, si susseguono e si infittiscono le discussioni. Le forme della comunicazione, il suo linguaggio, i suoi destinatari e gli spazi nei quali essa agisce mutano profondamente. Il discorso politico deve raggiungere un pubblico ampio, spesso poco alfabetizzato, in precedenza scarsamente coinvolto nella vita politica. Ciò è possibile attingendo a nuove forme narrative che sollecitano l’emotività più che la razionalità nel comprendere l’argomento. I media a disposizione sono rappresentati da giornali, libri, opuscoli che conoscono importanti innovazioni tecnologiche come il miglioramento delle tecniche di stampa e di riproduzione delle immagini, rendendo fattibile la diffusione di periodici illustrati.

Anche nel regno di Sardegna, negli anni Quaranta dell’Ottocento, si manifestano segnali di cambiamento politico e sociale: emerge un nuovo ceto definito la borghesia della terra e delle professioni, con cui la nobiltà è disposta a fondersi per dare vita ad una moderna aristocrazia dell’ingegno e della ricchezza. Questa nuova classe sociale acquisirà una crescente attenzione per i problemi economici e della popolazione, traducendosi in uno sviluppo delle scienze economiche e politiche e concretizzandosi in iniziative educative negli orfanotrofi, negli asili, nelle scuole primarie e diffondendo periodici informativi per il popolo.

Si delinea un nuovo gruppo politico che usufruisce di strumenti di aggregazione e propaganda inizialmente individuati in alcuni periodici come il “Subalpino”, le “Letture di famiglia”, le “Letture popolari”; ma soprattutto utilizza l’Associazione Agraria Subalpina per incontrarsi. Essa, nata nel 1842 su iniziativa aristocratica e di cui anche Cavour ne è membro, è un’istituzione che si occupa principalmente del progresso in campo agrario e nella quale confluiscono sempre più borghesi e professionisti, creando così conflitti tra ceti diversi sempre più accesi fino a palesarsi pubblicamente. al proposito, si evidenzia che il diffondersi dell’associazionismo rappresenta uno dei modi privilegiati di formazione dell’opinione pubblica. Il periodo riformista del 1848 favorisce, inoltre, lo sviluppo di circoli che, pur presentandosi come luoghi di conversazione e lettura, si propongono ancora più esplicitamente come spazi di aggregazione con lo scopo di consolidare nuove istituzioni politiche, sorvegliare l’azione dei governi, istruire il popolo. Molti di questi circoli sono diretta espressione dei giornali o di precedenti forme associative. Proprio nelle sale dell’Associazione Agraria, a Torino, si costituisce il Circolo politico nazionale, guidato dai moderati, presentandosi come strumento e luogo di formazione dell’opinione pubblica. È così che molti circoli si trasformano in veri comitati elettorali dove si predispongono candidature, si elaborano programmi, si occupano delle liste, redigono istruzioni elettorali; iniziano quindi ad organizzarsi come le sedi dei partiti odierni in vista di una campagna elettorale. Inoltre, perdono la loro caratteristica di apertura unicamente ai soci per divenire strumenti di più ampia mobilitazione: alle adunanze per scegliere i candidati sono invitati non solo gli elettori ma anche chi non ha ancora diritto al voto, in modo da allargare il più possibile la platea dei presenti.

Altro luogo che diventa un importante punto di ritrovo è il teatro. Al suo interno, prima di uno spettacolo, spesso, si svolge il rito di “affratellamento” che consiste nell'intrecciare le stoffe tra loro, da una persona all'altra, formando una catena, simbolo universale di concordia, che unisce tutti i presenti in sala. Il teatro, inoltre, fa da cornice alla nascita di uno “slogan” risorgimentale molto importante: “VIVA VERDI”. Durante gli ultimi anni dell'occupazione austriaca del Lombardo-Veneto (1859) “Viva Verdi” per i futuri italiani é l'acronimo di “Viva Vittorio Emanuele Re D'Italia” e permette loro di manifestare i propri sentimenti sviando la censura.

Contestualmente ai cambiamenti del periodo, i giornali di tendenza patriottica si rafforzano assieme alle idee liberali che circolano più velocemente. La stampa si rivela essenziale per concretizzare l'idea di un'Italia libera e unita e che associa a ciò il progresso sociale ed economico del paese. Ed è in questo senso che si affermano diverse testate giornalistiche con elementi di novità e modernità. Nascono e si diffondono, inoltre, periodici scientifici-letterari in una versione breve e accessibile palesando l'emergere di un nuovo pubblico piccolo-borghese. Si sviluppa una stampa di tipo popolare, rivolta a operai, artigiani, piccoli commercianti, che mira a diffondere conoscenze di base in materia di agricoltura, igiene, medicina, utili a rafforzare il risveglio nazionale italiano.

L'editto sulla stampa, promulgato con lo statuto albertino del 1848, e successivamente esteso a tutta la penisola con l'avvento dell'unità, recita: “La stampa è libera ma una legge ne punisce gli abusi”; in sostanza, esso riconosce ad ogni cittadino la facoltà di espressione, abolendo la censura preventiva e dichiarando così la libertà di stampa e il diritto di pubblicare periodici senza necessità di autorizzazione, stabilendo comunque regole per evitare gli abusi. Questa libertà che caratterizza l'editoria, porta ad una maggiore diffusione di giornali e riviste spesso illustrati. Inoltre, fattore importante è la crescita dell'alfabetizzazione di massa che crea un nuovo pubblico.

Le nuove norme innescano novità nel giornalismo italiano che vede sorgere decine di “fogli rivoluzionari” suddivisi per filoni: quello liberal-moderato, che punta a diffondere le idee sulla progressiva annessione dei vari territori al regno di Sardegna, e quello democratico-mazziniano-repubblicano che punta a suscitare una guerra di popolo. Tra le testate liberali si può ricordare “Il Risorgimento”, di cui si è già approfondito nei capitoli precedenti. Come si è già visto, Cavour utilizza molto il quotidiano per diffondere le proprie idee politiche e i propri progetti.

Questa stagione è segnata dal configurarsi di diversi fogli agitatori, direttamente legati alle vicende politiche e militari dell'epoca; è un giornalismo propagandistico e anche satirico. Infatti, una serie di pubblicazioni, come “Lo Stenterello”, il “Castigamatti” e il “Don Pirlone”, declinano la politica in una versione umoristica e beffarda, riprendendo spesso i personaggi popolari della commedia dell'arte. I prodotti a tema patriottico che hanno maggiore impatto e successo sul pubblico sono le stampe litografiche. Un esempio è la pubblicazione de “Il mondo illustrato. Giornale Universale” nel quale hanno un ruolo di primo piano le immagini legate alle novità politiche. Le nuove tecniche permettono la riproduzione in grande copia di ritratti e ciò svolge un ruolo di primo piano nella definizione e nella riconoscibilità dei leader; di seguito si riporta una caricatura risalente alla seconda metà dell’Ottocento dove è stato raffigurato Cavour che fa ballare il valzer agli altri politici.

Caricatura di Cavour che fa ballare il valzer agli altri uomini politici, Musei civici, raccolta Bertarelli, Milano

Caricatura di Cavour che fa ballare il valzer agli altri uomini politici, Musei civici, raccolta Bertarelli, Milano

I primi giornali italiani con caricature sono uno strumento fondamentale per la comunicazione politica. La satira è un particolare tipo di illustrazione, inserita all’interno di diverse testate giornalistiche, caratterizzata dall’allegoria, retaggio della grafica politica del periodo napoleonico. La satira si concentra soprattutto sugli aspetti della società e della politica ridicolizzando la realtà. Le allegorie costituiscono il linguaggio privilegiato dal discorso politico tradotto in immagini. I periodici che utilizzano la litografia satirica, soprattutto vignette, si pongono come obiettivo quello di presentarsi al popolo cercando di superare i confini posti dalla scarsa alfabetizzazione. I giornali investono principalmente sulla rappresentazione figurativa che diventa parte integrante nella redazione degli articoli e, attraverso questo metodo, si allineano con il pensiero di un preciso schieramento politico. Molte vignette vengono ripetute periodicamente all’interno delle riviste proprio per rimarcare l’orientamento politico delle stesse. L’apice di utilizzo di questa formula si riscontra nel regno di Sardegna durante gli anni Cinquanta dell’Ottocento. I giornali “Il Fischietto”, torinese, di stampo liberale e “La Strega”, genovese, democratico-mazziniano, formano fronti opposti che richiamano attorno a loro differenti comunità di lettori. In questo contesto, l’uso della personificazione assume un forte valore politico identitario, oltre che commerciale.

Il “Fischietto”, ad esempio, rimarca la propria fedeltà al sovrano Vittorio Emanuele, tramite una vignetta nella quale la fedeltà si rappresenta con la separazione, attraverso il richiamo ad un setaccio, capace di distinguere il buon grano (il re) dalla zizzania (Pio IX e altri monarchi).

Buon grano e zizzania. Caricatura di Francesco Redenti in Il Fischietto, 26 luglio 1851

Buon grano e zizzania. Caricatura di Francesco Redenti in Il Fischietto, 26 luglio 1851

Qual è il salario che “Il Fischietto” intasca dalla troppa liberalità del governo, Caricatura de “Il Fischietto” n. 143, 8 giugno 1843

Qual è il salario che “Il Fischietto” intasca dalla troppa liberalità del governo, Caricatura de “Il Fischietto” n. 143, 8 giugno 1843

I movimenti in atto contribuiscono ulteriormente a far crescere la coscienza nazionale, soprattutto in Piemonte che vede un notevole sviluppo economico, sociale e pubblicistico. Proprio a Torino, il 16 giugno del 1848, nasce il giornale più importante del periodo “La Gazzetta del popolo”, il primo quotidiano di impostazione popolare che si ispira al “penny press” americano e al giornalismo di massa francese, i quali sono improntati sulla stampa quotidiana a basso prezzo. Esso, oltre al prezzo minimo, è caratterizzato dalla presenza di molte notizie brevi e scritte con un linguaggio semplice e accessibile da un vasto pubblico. Politicamente si colloca su una linea liberal-democratica, sostenitrice del riformismo cavouriano, progressista e anticlericale. Il giornalismo del regno sardo è il più vivo e interessante dell'epoca anche perché fa riferimento ad un Parlamento dove è molto attivo il dibattito politico tra fazioni differenti.

In questo clima si colloca anche la comparsa della prima agenzia di informazione italiana: l'agenzia “Stefani”, fondata a Torino nel 1853 per iniziativa di Camillo Benso di Cavour, la quale collabora con il governo con la funzione di agenzia semi-ufficiale.

In generale, i giornali e le riviste ottocentesche sono un aspetto importante del processo risorgimentale in quanto discutono e diffondono le idee delle principali correnti politiche anche tra le difficoltà delle limitazioni pratiche.

L'Ottocento si presenta dunque come il secolo nel quale si iniziano a diffondere tutti quei meccanismi che concorrono alla nascita della moderna comunicazione politica, favoriti da un lento ma costante processo di alfabetizzazione.

Nel 2005, la biblioteca della Brown University di Providence ricevette in dono un oggetto curioso e di dimensioni inconsuete da non poter né essere esposto né consultato agevolmente: si tratta di uno dei pochi esemplari di “panorama mobile” sopravissuto intatto fino ad oggi. Lungo circa 84 metri, alto circa 1 metro e quaranta cm, dipinto su entrambi i lati, ha come soggetto la vita e le imprese di Giuseppe Garibaldi, dalle manifestazioni giovanili del suo indomito coraggio fino all’episodio in Aspromonte quando, nell’agosto del 1862, fu notoriamente ferito ad una gamba. Tra la scena di esordio e quella conclusiva scorrono epiche rappresentazioni di battaglie sullo sfondo di paesaggi marini e alpestri e vedute monumentali di Roma, teatro della leggendaria difesa della Repubblica romana che nel 1849 consacrò la fama di Garibaldi in tutta Europa. È possibile visualizzarlo al seguente link:

https://library.brown.edu/cds/garibaldi/panoramaHTML5/panorama_scroll.php

Questo “panorama” di Garibaldi è un esemplare di medium molto diffuso nel lungo Ottocento, forma caratteristica di una visualizzazione della storia; è un rotolo dipinto che rappresenta uno straordinario ibrido multimediale, un reperto che si colloca sulla soglia fra l’arcaico e il moderno, fra il passato di una cultura popolare e l’avvento di una società dell’informazione e di mezzi di comunicazione di massa che mescolano sempre più attualità e intrattenimento, spettacolo e propaganda, anticipando quello che in inglese si definisce “infotainment”.

Albenga, 10 gennaio 2024