Incontri Cavouriani

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IL CANALE CAVOUR


di Gianfranco Bordin

Chivasso 12 aprile 1866 _ Inaugurazione del Canale Cavour

Chivasso 12 aprile 1866 _ Inaugurazione del Canale Cavour

Il 9 Giugno 1862 viene presentata alla Camera dei Deputati il progetto di legge dei Ministri delle Finanze Quintino Sella e dell’Agricoltura Industria e Commercio Gioacchino Pepoli “per l’approvazione della convenzione 9 Maggio 1862 relativo alla concessione per la costruzione di un canale di irrigazione da derivarsi dal Po a Chivasso a beneficio dell’agro Vercellese e Casalese, Novarese e Lomellino, colla simultanea cessione delle disponibilità dei canali demaniali derivati dai fiumi Dora Baltea e Sesia”. Il problema resta comunque quello di sempre, quello evidenziato dalla relazione al progetto di legge 9 giugno 1862. “Al Vercellese, coll’acqua dei canali onde è percorso, può dirsi pressoché assicurato il beneficio dell’irrigazione… Il Novarese e la Lomellina versano invece in condizioni assai precarie, giacché la Sesia, da cui traggono origine i principali loro canali, mentre traduce in primavera acqua abbastanza copiose, diviene in estate scarsissima, quando appunto le colture maggiormente ne abbisognano”. Nella relazione viene posta in evidenza come “…la ricchezza più solida e più facile a svolgersi sta riposta nell’agricoltura e il mezzo più pronto a questo scopo è l’irrigazione… la più potente motrice dei progressi dell’economia rurale, avendo essa per oggetto di ottenere dalla terra, per mezzo di un buon impiego delle acque, prodotti più abbondanti, più variati e più regolari che non dalle culture ordinarie. La spesa che lo stato può incontrare nelle grandi opere irrigatorie rientra trasformata e moltiplicata”.

E conclude “Insomma il governo si propone d’entrare in questa gran via di miglioramento per accrescere la prosperità del Paese”. Quintino Sella, nella approfondita discussione, interviene a ricordare come l’iniziativa fosse stata avviata fin dal 1852 dal Conte Cavour e propone l’aggiunta di un articolo per stabilire che “il canale di cui al presente articolo prenderà il nome di Canale Cavour, il quale può in questo speciale caso tenersi come il vero creatore del progetto, perché senza la sua pertinace costanza esso non esisterebbe”. Il 1° giugno 1863 viene posata la prima pietra a Chivasso ed il 12 aprile 1866 il Canale Cavour è inaugurato ed attivato.

Vale anche la pena di soffermarsi sulle dichiarazioni di Quintino Sella fatte in Parlamento perché da queste traspare per intero l’idea che della politica e dell’economia avesse Cavour: l’idea di pianificazione dell’intervento dello Stato quale promotore di investimenti sul territorio nazionale, l’idea di produttività, di surplus produttivo, l’idea del ritorno economico e finanziario dell’investimento in termini anche di maggiori introiti per lo Stato.

Il territorio già citato da Quintino Sella nel suo intervento è posto nella parte nord-occidentale della Pianura Padana, un ecosistema dominato dalla marcita, dai fontanili, dalle rogge e oggi dalla risaia e da una fitta rete di canali grandi e piccoli interconnessi fra di loro e con il reticolo idrografico naturale. Su questo territorio, ancora molto prima della costruzione del canale Cavour e prima che l’intervento dell’uomo ne modificasse così profondamente il profilo orografico, idrografico ed il paesaggio, era praticata da tempo l’attività di captazione delle acque, essendo questo territorio all’interno della fascia dei fontanili, che si estende sulla sponda sinistra del Po dal Torinese fino al Veneto (Bruno Bolognino – Il ruolo dell’acqua nel Distretto del riso – EST-SESIA n. 116).

Carta irrigua

Carta irrigua

La regolazione e regolamentazione delle acque nel Vercellese è storia antica. Negli Statuti di Vercelli del 1241 già si trattava della roggia del Comune di Gattinara derivata dalla destra del fiume Sesia, nel secolo XII è menzionata la roggia marchionale di Gattinara anch’essa derivata dal Sesia. Dal 1387 si hanno documenti riguardanti il roggione Sartirana lungo 30 chilometri e al medesimo secolo risalgono le notizie sulla roggia di Tricerro e di Buronzo. Dal XV secolo si hanno testimonianze sul canale Biraga, aperto su concessione del Comune di Vercelli, sulla Molinara di Balocco realizzato per disposizione del Duca Amedeo VIII di Savoia aperto nel 1448. In questo stesso anno è avviato il lavoro di scavo del Naviglio di Ivrea e nello stesso periodo i monaci intervengono a realizzare lo scavo del roggione di Trino. L’intera area è interessata da successivi interventi ancora nel ‘500 con la costruzione del roggione Vercelli (1554 – 1584), nel ‘700 con lo scavo del Canale di Cigliano (ultimato nel 1785) e il Canale Depretis. (La strada – La rete delle canalizzazioni nel territorio vercellese).

Questa è dunque la situazione idrografica e morfologica che si presenta agli occhi di Francesco Rossi intento a perseguire il proposito di sviluppare il complesso reticolo di vie e di corsi d’acqua necessario ad accrescere la capacità irrigua del Vercellese, del Novarese e della Lomellina. Tema che già era stato oggetto di attenzione fin dal 1633 da parte di padre Tommaso Bertone da Cavaglià. Francesco Rossi nasce nel 1794 e dopo gli studi incompiuti di geometra prende in affitto alcuni poderi, assumendo in seguito l’incarico di agente generale del Marchese Michele Benso di Cavour per la tenuta di Leri finché, dopo sedici anni, la conduzione viene assunta direttamente dal Conte Camillo Benso. Nel 1842 inizia una serie di misurazioni per calcolare e verificare la pendenza del suolo e ottenere conferma di quanto da sempre da lui sostenuto, cioè che il livello del fiume Po, contrariamente a quanto si credeva, è al di sopra di quello del fiume Sesia. Ottiene dal ministro Thaon di Revel l’incarico di eseguire i rilievi altimetrici e planimetrici necessari e per cinque anni, con l’aiuto di un assistente e con il solo ausilio di una livella a bocce o ad acqua, percorre instancabilmente il territorio in lungo ed in largo eseguendo i rilievi necessari, compresa la portata dell’acqua dei corsi d’acqua analizzati. Il Vercellese era dotato di tre importanti canali derivati dalla sponda sinistra della Dora Baltea: l’Ivrea, il Cigliano ed il Rotto che fornivano complessivamente 90 m. cubi d’acqua al secondo; i territori posti tra la sponda sinistra del Sesia e fino al Ticino, quindi il Novarese e la Lomellina, erano irrigati dai roggioni Mora, Rizzo Birago, Busca e Sartirana, che derivavano dal Sesia, e dal naviglio Langosco originario dalla sponda destra del Ticino. Nel 1846 Francesco Rossi consegna al Ministro i risultati della ricerca insieme al progetto riguardante la costruzione di un canale di 70 chilometri che capta l’acqua dal Po in regione Crescentino.

Ecco in sintesi i punti del testo del Rossi:

Il progetto ha bisogno naturalmente delle opportune verifiche e l’iter burocratico conosce una lunga pausa perché intanto nel Regno di Sardegna e nel resto dell’Italia, come in Europa, si manifestano le tensioni e i moti conosciuti come la “Primavera dei popoli”, insomma il “48”.

La guerra tra il Regno di Sardegna e l’Austria segna il momento di maggiore sconforto per le fortune di Francesco Rossi che lo conduce ad una condizione di grave indigenza anche a causa del sequestro di una grossa partita di riso del valore di 18 mila lire disposto dal governo provvisorio di Milano prima dell’armistizio di Salasco. Riso mai pagato. Le sue istanze, che accompagnano il sollecito perché gli sia pagato quanto gli spetta per il lavoro svolto e perché sia data esecuzione al suo progetto, hanno finalmente un parziale favorevole riscontro il 3 ottobre 1849 quando gli viene versato il compenso per le sue indagini ed il lavoro di ricerca e di redazione del progetto, ma l’esecuzione dei lavori ancora non ha inizio.

Una svolta decisiva alla soluzione del problema dell’irrigazione viene data da Cavour. Il suo ruolo è soprattutto politico. I canali derivanti dalla Dora Baltea sono di proprietà demaniale e vengono affittati ad appaltatori e speculatori che, a loro volta, subaffittano ai proprietari ed ai coltivatori dei terreni, creando una situazione di conflitti permanenti.

Nel 1853, alla scadenza dei vecchi contratti di appalto, Cavour propone allora di riunire gli utenti, circa 3500 agricoltori, in una sola associazione, concessionaria unica delle acque e unica amministratrice della distribuzione e gestione delle acque, creando in questo modo le premesse legislativo-politiche entro cui si muoverà tutto l’iter di ricerca, di progettazione, di finanziamento e di esecuzione dell’opera di costruzione del nuovo canale.

Questo avviene il 14 giugno 1853 in occasione della discussione alla Camera del disegno di legge relativo alla concessione in affitto delle acque demaniali derivate dalla Dora Baltea a favore dell’Associazione di Irrigazione dell’Ovest Sesia, istituita con legge 1575 del 3 luglio 1853.

Decreto Costitutivo dell’Associazione per l’irrigazione delle terre all’Ovest della Sesia

Decreto Costitutivo dell’Associazione per l’irrigazione delle terre all’Ovest della Sesia

In quella occasione Cavour giudica il progetto Rossi non attuabile e comunica di aver dato incarico all’ ing. Carlo Noè, Ispettore Ingegnere dei regi canali, di redigere un nuovo progetto che corrisponda meglio alle esigenze cui deve servire.

Nel 1854 l’ing. Noè insieme all’ing. Fagnani presenta all’ispettore Michela il nuovo progetto di massima. Verificate le tavole, l’ing. Noè decide di spostare più a nord il tracciato del canale e più a monte, in regione Chivasso, il punto di captazione delle acque, quindi prima della confluenza con la Dora Baltea. Questo avrebbe consentito di aumentare la superficie complessiva delle terre interessate e con il contributo delle acque delle rogge Mora, Busca e Biraga integrare l’irrigazione dell’altipiano novarese. Il tracciato di circa 83 chilometri prevede lo sbocco finale nel Ticino a Galliate. Alcuni avversari di Cavour lo accusano, con qualche fondamento di verità sulla base anche delle dichiarazioni non confermate del figlio di Francesco Rossi, di aver fatto modificare il percorso previsto dal precedente progetto per evitare che venissero divise le sue proprietà di Leri.

Decreto Costitutivo dell’Associazione per l’irrigazione delle terre all’Ovest della Sesia

Decreto Costitutivo dell’Associazione per l’irrigazione delle terre all’Ovest della Sesia

Il precedente progetto viene quindi abbandonato nonostante la relazione critica presentata da Francesco Rossi nella quale rimarca di doversi sostenere, per la realizzazione del nuovo tracciato, una spesa molto maggiore rispetto al suo, che prevede invece la captazione delle acque dal Po in regione Crescentino, dopo la confluenza con la Dora Baltea. Pensare ad una derivazione in regione Chivasso, sostiene Rossi, vorrebbe dire allungare il percorso di 12 o 15 chilometri e soprattutto rinunciare all’apporto idrico della Dora.

Il nuovo progetto è comunque reso pubblico nel 1854 e prevede che a regime servirà all’irrigazione di 110 mila ettari posti a destra del percorso con benefici per l’irrigazione anche della zona di Casale e Valenza per altri 11 mila ettari di territorio. Sono le vicende politiche legate al progetto dell’unificazione del Paese ad assorbire gli interessi di Camillo Cavour in quel precipitare di eventi negli anni successivi. La partecipazione alla guerra di Crimea del 1854 -55, il successivo Congresso di Parigi del 1856, gli accordi segreti di Plombières - Les - Bains nel ’58 e ancora la seconda guerra di indipendenza del ’59, l’avventura di Garibaldi del 1860 ed infine la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861. Sicuramente avrebbe ripreso in mano il progetto dell’ing. Noè, se fosse sopravvissuto a quel 6 giugno 1861.

Considerata l’importanza attribuita all’opera, e ancor prima della presentazione ed approvazione in Parlamento del progetto, il 9 maggio 1862 viene firmata una convenzione preliminare tra i Ministri Sella e Pepoli con i rappresentanti francesi e inglesi di alcune società interessate alla realizzazione dell’opera e su questa convenzione si imposta la costituzione della “Compagnia dei Canali d’Irrigazione Italiani Canale Cavour”, decisa in data 1° settembre e promulgata con regio decreto il 14 settembre 1862. La convenzione prevede la cessione alla Compagnia della disponibilità di tutti i canali posseduti dallo Stato nella zona interessata all’investimento. Il capitale necessario ad affrontare la spesa è stabilito in 80 milioni di lire, dei quali 53,4 milioni per la costruzione del canale, 6,3 milioni per la apertura delle diramazioni del canale e acquisto di canali privati e 20,3 milioni da pagarsi allo Stato per la cessione dei canali propri. Come atto finale dell’accordo e riconoscimento postumo dei meriti acquisiti da Francesco Rossi, morto dimenticato nel 1858, viene fatto obbligo alla società di versare alla vedova la somma di 50 mila lire.

La società è autorizzata a raccogliere i capitali necessari mediante emissione di azioni per 25 milioni di lire e di obbligazioni per 55 milioni con corresponsione di un tasso del 6%.

4 Titoli della Compagnia Generale dei Canali d’Irrigazione italiani
5 Titoli della Compagnia Generale dei Canali d’Irrigazione italiani

Titoli della Compagnia Generale dei Canali d’Irrigazione italiani

La società è autorizzata a ricavare profitti dalla vendita dell’acqua dei canali ceduti dallo Stato e del costruendo nuovo canale per 50 anni, a partire dall’anno di entrata in servizio del medesimo. Alla scadenza di tale periodo di ammortamento, i canali sarebbero tornati nella piena disponibilità dello Stato.

Sistemate tutte le questioni progettuali, i problemi di finanziamento dell’opera, della ripartizione di costi e benefici e di individuazione della società che avrebbe realizzato l’opera sotto la “Direzione Generale Tecnica” presieduta dall’ing. Noè, il 1° giugno 1863 viene posata la “pietra fondamentale” all’imbocco del canale a Chivasso. Ed insieme alla prima pietra sotto l’alveo viene interrata una cassa contenente i campioni delle monete in corso.

Considerata la lunghezza del manufatto, si ritiene indispensabile procedere con la creazione di più cantieri lungo tutto l’asse del canale per la sua realizzazione in contemporanea. Il personale Tecnico Dirigente è suddiviso in quattro Uffici Ispettivi che sovraintendono ai lavori delle quattro sezioni in cui è ripartito l’asse del canale: dal Po alla Dora Baltea, dalla Dora al torrente Cervo, dal Cervo alla Sesia e l’ultimo tratto dalla Sesia al Ticino.

Gli addetti ai lavori vengono suddivisi tra personale “superiore” (ingegneri con diverse funzioni) e “subalterno” (vari tecnici) e per ciascun settore vengono individuati compiti, funzioni e responsabilità. Alla Direzione Generale spetta il compito di elaborare dettagliate istruzioni riguardanti l’esecuzione dei lavori, la qualità dei materiali e tutti i problemi amministrativi conseguenti all’esproprio dei terreni, la predisposizione di nuovi transiti stradali di accesso ai terreni interessati e nuovi percorsi per i corsi d’acqua di irrigazione in attività. Il progetto generale infatti prevede la realizzazione di nuove strade, di ponti, di ponti-canali e di sifoni o tombe che permettano di superare altri corsi d’acqua presenti sul territorio.

Ciascun riparto è diretto da un ingegnere al quale è subordinata la manovalanza e gli assistenti. A lui spetta il costante controllo delle opere, la rilevazione dei piani e la verifica che i materiali siano collaudati e conformi alle richieste. A ciò provvede visitando settimanalmente i cantieri di fabbricazione dei laterizi con potere anche di ricorrere al licenziamento del personale operaio e degli assistenti inadatti. Un complesso giornaliero di 14 mila addetti sono impegnati negli 8 cantieri di costruzione aperti, nei 14 depositi di materiale da costruzione (legnami, pietre, massi di roccia, ciottoloni, sabbia, ferro, calce idraulica, pozzolana), nei depositi di macchine utensili ed ancora occupati nelle 76 fornaci costruite per la produzione dei mattoni (120 milioni complessivi) e nell’estrazione dei massi di roccia (59 mila metri cubi) utilizzati per la costruzione.

L’innesto del nuovo canale prevede la realizzazione di una bocca larga, sul fondo, 40 metri, pavimentata per i primi 460 metri con grossi ciottoli e protetta con muraglioni di 8 metri nei 40 metri più prossimi all’edificio di presa. Tale edificio, lungo quanto la larghezza del canale, è largo 8 metri ed è diviso in 21 luci da 1 metro e 50, ripetute su due ordini sovrapposti. A queste si sovrappone in egual numero, per un’altezza complessiva di metri 7,50, un altro ordine di paratoie di servizio necessarie per interventi e riparazioni. La larghezza del canale si riduce a 20 metri dopo i primi 8,5 chilometri e tale resta per i successivi 62 chilometri. Nel Novarese la larghezza sul fondo si riduce ancora fino a 12,5 metri per scendere a 10 metri a Terdoppio e quindi a 7,5 metri fino allo sbocco nel Ticino. Per l’intera lunghezza il canale è fiancheggiato su entrambi i lati da strade larghe 2,85 metri.

6  Piano generale dell’imbocco del Canale Cavour a Chivasso

Piano generale dell’imbocco del Canale Cavour a Chivasso

7  Lavori presso il cantiere di Chivasso

Lavori presso il cantiere di Chivasso

8 Edificio di presa di Chivasso

Edificio di presa di Chivasso

Subito si presenta il problema del superamento della Dora e ciò avviene con la costruzione di un ponte-canale che si rende necessaria a causa dell’arretramento del punto d’innesto rispetto al progetto di Francesco Rossi.

La decisione di realizzare a Chivasso la presa d’acqua si rivelerà successivamente un errore a causa dell’insufficiente apporto d’acqua del Po nel periodo estivo, per cui due anni dopo l’entrata in servizio del canale, nel 1868, risulterà necessario collegare direttamente la Dora Baltea al Cavour con un nuovo breve canale di 3 chilometri, il Farini costato alla Società 1,2 milioni di lire, la cui portata d’acqua è talmente importante, 70 metri cubi, che occorrerà affiancarlo ad un canale scaricatore che restituisca alla Dora l’eccesso d’acqua prelevata.

Per il ponte-canale sulla Dora sono approntati tre cantieri collegati con due linee ferroviarie di tre e di cinque chilometri che si occupano del trasporto dei materiali necessari, della movimentazione della terra e del trasporto dei laterizi che sono fabbricati a Torrazza Piemonte. Il manufatto realizzato è lungo 193,60 m. sostenuto da 8 pile realizzate in mattoni e due spalle rivestite di lastre di granito.

Ferrovia di servizio del cantiere

Ferrovia di servizio del cantiere

10 Ponte-Canale sulla Dora Baltea

Ponte-Canale sulla Dora Baltea

Grazie alla razionale organizzazione dei lavori, proseguono intanto celermente le operazioni di scavo del canale e la realizzazione delle infrastrutture necessarie alla formazione sul territorio di un reticolo di fossi e di rogge che si dipartono dal corso del canale e indispensabili al superamento degli “ostacoli” che si presentano di volta in volta. Così vengono superati con un normale sistema di chiuse un insieme di condotte d’acqua preesistenti come il Naviletto di Livorno, la Roggia di Lampasso e di Bianzè, il Naviletto di Asigliano e delle Tane e sovrappassa il Naviglio di Ivrea che all’altezza di Santhià incrocia, virando decisamente a destra, il Canale Depretis per sfociare nei pressi di Vercelli nel Sesia. Incontra la Roggia Cavallera, incrocia e supera il torrente Elvo mediante lo scavo di un sifone o tomba e poi, qualche chilometro dopo, il torrente Cervo che è invece scavalcato con un ponte-canale. Prima di entrare nel Novarese incontra ancora, superandoli con ponti-canale, i torrenti Rovasenda e Marchiazza e giunge al 55° chilometro al Sesia che sottopassa con tomba sifone.

11 Canale Cavour e scaricatore Elvo

Canale Cavour e scaricatore Elvo

Ponte-Canale sul torrente Cervo

Ponte-Canale sul torrente Cervo

Sifone sotto il fiume Sesia

Sifone sotto il fiume Sesia

Di volta in volta quindi sono adottate soluzioni differenti che tengono conto della morfologia del luogo oggetto dell’intervento di scavo e della successiva sistemazione dei terreni circostanti: i sifoni, i ponti stradali, i ponti-canale e le chiuse che consentono quindi prima un rimescolamento delle acque e di regolarne poi le quantità da destinare all’uno o all’altro percorso.

Superato la Sesia, si entra nel Novarese e nella Lomellina. Il territorio presenta un problema antico di relativa scarsità di acqua a causa dell’irregolare regime di portata del fiume, come evidenziato già dagli studi e ricerche di Francesco Rossi e come posto all’attenzione del Parlamento da Quintino Sella all’atto della presentazione del progetto di scavo. Qui la domanda di acqua è soddisfatta oltre che dalle Roggia di Sartirana (27 chilometri di lunghezza), anche dai Roggioni Busca e Birago che nascono dal Sesia a nord dell’asta del Canale Cavour e ne sono intercettati e superati, così come la Roggia Mora, già esistente dal XII secolo, di attuali 60 chilometri. Si infossa sotto i torrenti Agogna e Terdoppio e finisce la sua corsa nel Ticino nel comune di Galliate.

Sbocco del Canale Cavour nel Ticino

Sbocco del Canale Cavour nel Ticino

Negli anni successivi naturalmente diviene oggetto di svariati interventi e opere complementari con l’intento di migliorarne la funzionalità. Nel 1954 è inaugurato il Canale Regina Elena che all’82° chilometro lo collega al Ticino in località Veveri, divenendo così destinatario di un importante flusso d’acqua captata 25 chilometri più a nord sempre dal Ticino.

In località Cavagliano parte delle acque del Canale Regina Elena sono incanalate nel diramatore Alto Novarese, terminato nel 1981, e riportate in direzione sud-ovest. Il canale supera il Terdoppio e l’Agogna tramite fosse e la Roggia Mora mediante un ponte canale e si immette nel Canale Cavour dopo 21 km. in prossimità del fiume Sesia sempre con l’intento di integrarne ulteriormente la portata.

Il Canale Cavour riceve il Canale Regina Elena

Il Canale Cavour riceve il Canale Regina Elena

Le due operazione si rendono necessarie per fare fronte alle sempre più frequenti carenze d‘acqua e per accrescerne la portata utile ad alimentare il Canale Q. Sella, costruito tra il 1870 ed il 1874, lungo 46 chilometri, e il Canale Vigevano, di 29 chilometri, costruito nel 1868, destinati a loro volta ad irrigare, diramandosi in direzione sud, quella parte del territorio novarese e a fornire forza motrice atta a muovere le turbine delle centrali idroelettriche distribuite sul loro percorso.

Meno di 3 anni dopo l’inizio dei lavori l’opera viene completata ed inaugurata.

Resta l’ammirazione per la grande opera compiuta da 14 mila tecnici e operai, pur in un’epoca segnata dal travaglio legato alle guerre d’indipendenza ed ai problemi successivi all’unificazione del Paese e per la capacità ingegneristica dimostrata nella realizzazione dello scavo e delle opere complementari: un canale di 83 chilometri, 210 sifoni, 101 ponti su strada, 62 ponti-canale.

Santena, 5 aprile 2023