Leri


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Leri (foto Wikipedia)

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Nel 1822 Leri passò in proprietà al marchese Michele Benso di Cavour, padre di Camillo Benso, conte di Cavour. I Benso trasformarono la tenuta -comprendente oltre ai 380 ettari del complesso principale, anche i 365 di Montarucco e i 318 di Torrone- in un'azienda agricola all'avanguardia per i tempi, intervenendo architettonicamente sugli edifici più vetusti. Intorno rimanevano i trenta ettari circa della zona di San Basilio e gli ottanta del vicino bosco di Trino.

Impegnato come vicario e sovrintendente generale di politica e di polizia a Torino, Michele Benso assunse la risoluzione di trasferire al figlio cadetto, Camillo, la gestione della tenuta. Il futuro statista si fece carico nel 1835 della responsabilità dell'amministrazione della tenuta comprendente i territori di Leri e Montarucco sotto l'egida di una società all'uopo costituita -e destinata a durare nove anni- che comprendeva lo stesso marchese di Cavour, il giovane Camillo e la duchessa di Clermont-Tonnerre. Con la morte, nel 1837, del consorte della duchessa, la nobildonna uscì dalla società dietro l'assegnazione di quote d'affitto ed interessi per i successivi undici anni.

Nel novembre 1849 la tenuta, rimasta ai Benso padre e figlio, fu data nuovamente in formale affitto (per nove anni e per una somma di 103 000 lire) ad una società formata dai fratelli Gustavo e Camillo e da Giacinto Corio. Il contratto venne poi rinnovato Il 22 aprile 1857. Da quella data della società rimasero contestualmente parte i soli Camillo Benso e Giacinto Corio. La gestione del Conte fu improntata ad un sostanziale ammodernamento, sia delle tecniche agricole con la costruzione di sistemi idrici, sia a livello infrastrutturale con una radicale modifica dell'architettura, dovuta alla necessità di rispondere alle esigenze della forza lavoro soprattutto stagionale e dei servizi per gli operai forestieri (mense e dormitori).

In questa tenuta lo statista usava ritirarsi nei momenti di riposo. Fu inoltre qui che il conte, in collaborazione con il Corio, sperimentava le tecniche di coltivazione che intendeva fare applicare in Piemonte. Nonostante i crescenti impegni, Cavour continuò a tenersi informato sull'andamento delle attività produttive, dimostrando quindi una certa affezione verso quelle terre.

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