NOV
27
1859

Cassinis, Giovanni Battista a Cavour, Camillo Benso di 1859-11-27 #3788


Mittente:
Cassinis, Giovanni Battista.
Destinatario:
Cavour, Camillo Benso di.
Data:
27 Novembre 1859.

      Onorevolissimo sig. Conte,
      Io Le sarò forse importuno. Ma, correndo da vari giorni e con molta insistenza alcune voci, le quali risguardano insieme la di Lei persona e me, e che, malgrado l'alto silenzio ch'io ne avevo serbato, ripetono la loro origine da fatto mio, non posso, né debbo più oltre tacerne alla S.V. Preg.ma e Carissima, né rimanermi dal pregarla de' di Lei sempre saggi consigli.
      Quand'ebbi con Rattazzi il colloquio di cui già Le scrissi, egli mi aveva proposto di entrare nel ministero. - Io ricusai. - Egli pur di meno insisteva e dimostrava confidare che avrei finalmente acconsentito.
      Vedendomi preso a queste strette, dissi allora francamente che io non sarei entrato al ministero tranne a condizione che vi entrasse il conte di Cavour. Egli si tenne allora sulle generali: assicurandomi della sua stima per Lei, deplorava assai che taluno avesse gettato qualche mal seme fra loro: e qui insomma quel discorso di personale portata di che Le scrissi nell'ultima mia, e che sarebbe or vano di qui riferire.
      Il giorno successivo ebbi a vedere Oytana per un qualche affare di dicastero. Stando io per accomiatarmi, mi vi fermò, e senza più, imprese a ripetermi la stessa proposta, le stesse preghiere, che fatte mi aveva il giorno innanzi Rattazzi.
      Allora potei parlare (con esso, terzo) più esplicitamente. Dissi ch'io non approvava la condotta tenuta dal ministero; che io sentiva tuttodì quanto ne diceva il paese; che il ministero, a mio credere, era sull'orlo d'un precipizio; ch'io non aveva né armi, né potenza a salvarlo; che chi solo avrebbe potuto salvare Rattazzi, il ministero, il paese, era il conte di Cavour!
      Che se Rattazzi non aveva nulla a rimproverarsi verso il conte di Cavour, come mi aveva asserito Rattazzi e come credeva esso Oytana, s'egli era quindi in grado di entrare con esso in franche e leali spiegazioni, se insomma Cavour rientrava al ministero, io avrei accettato. Questa essere, quanto a me, la condizione sine qua non.
      Oytana accolse con sommo piacere la mia proposizione, dissemi che nella sera stessa ne avrebbe parlato a Rattazzi, che se la cosa riusciva, sarebbesi immediatamente recato a Leri. Egli di più dimostrava le più vive speranze di buon successo.
      Parlò diffatti con Rattazzi la sera stessa, ed il giorno dopo mi fece la seguente risposta:
      Rattazzi avere apprezzato assai la mia proposta: essere intenzione del Governo del Re e desiderio suo grandissimo che la S.V. avesse ad essere incaricata di rappresentare la Sardegna al prossimo Congresso europeo: che al di Lei ritorno in patria, Ella sarebbe stata invitata a far parte del gabinetto; si sarebbe fatto correr voce sin d'ora di questa intelligenza, talché potesse oramai riguardarsi come ministro; sotto questa promessa, essendo come adempiuta la condizione da me apposta, accettassi; ed anzi non dissentire Rattazzi si sapesse e si dicesse ch'io non aveva accettato che a condizione siffatta.
      Ho troppa età e troppa esperienza oramai delle umane cose, perch'io mi affidassi ad un progetto di questa guisa, e che dall'un canto mi rendeva immediatamente ministro, mentre il resto dipendeva da eventualità che mille ragioni, quali di volontà e quali di possibilità, potevano attraversare.
      In altri termini, mi parve cotesto un gentile ed officioso tranello: rifiutai.
      Dirò ancora che, nel fare quella mia proposta, io ragionava tra me stesso nella seguente conformità:
      Od essa è accettata, ed in allora avrò procurato alla patria il supremo beneficio di avere di nuovo il Conte di Cavour alla testa de' suoi destini, e nel tempo stesso, salvando Rattazzi, avrò fatto atto di riconoscenza verso chi mi avrebbe dato ripetutamente prove così lusinghiere di fiducia e di amicizia.
      Od essa non è accettata, ed in allora avrò fatto ben conoscere a Rattazzi che non sarei mai per entrare al ministero senza Cavour, e mi sarei liberato da instanze anche forse per parte del Re, alle quali è sempre increscevole di contraddire.
      Ora la proposta Oytana-Rattazzi corrispondeva ella forse a questi miei propositi?
      A mio credere, no.
      Per alcuni giorni tutto tacque, ed io ringraziava la mia buona ventura di essere oramai lasciato in pace.
      Se non che ora si fanno da due o tre giorni assai vive queste due voci, le quali vengono a me ora unite, ora alternate e divise:
      1°. Che il Conte di Cavour rientra sin d'ora al ministero e rivestito di tal qualità sia per rappresentare il paese al Congresso;
      2°. Che mi si vogliano fare nuove e imperiose instanze perchè io accetti d'entrarvi.
      Della prima di queste voci io mi rallegrerei con tutta l'anima, sia che Cavour rientrasse al ministero con me, sia che senza di me. Ma della seconda io mi spavento orribilmente; imperocché se si accettasse la condizione da me domandata, qual necessità di farmi imperiose istanze? Ho promesso, né mi ritrarrei. Dunque mi si vorrebbe costringere di entrare senza Cavour!...
      Ecco dove, ottimo sig. Conte di Cavour, ora ho bisogno de' suoi consigli, del suo aiuto.
      Se mi si rinnovasse la proposta Oytana-Rattazzi, potrei io accettarla? Io per me non lo credo, né il vorrei.
      Ritenga la S.V. Preg.ma, ed altronde ben Ella lo sa, che se amo la patria e sono disposto ad ogni sacrifizio per lei, è per me suprema condizione di morale esistenza l'avere una sola fede, il non piegar mai da quella linea di condotta, che a me par giusta e vera.
      Ora io oso domandare alla S.V.: ne sa Ella di queste cose? Cred'Ella eseguibile, possibile, quanto mi ha proposto Oytana?
      Io attendo dalla benignità e dalla illimitata saviezza della S.V. Preg.ma e Car.ma un raggio che mi rischiari sopra una posizione sì delicata e sì ardua.
      Forse le voci che corrono non hanno positivo fondamento: forse io me ne spaventai invano: ma potrebbe pur essere vero, ed io anche nella sola possibilità ricorro a Lei.
      So quanto è geloso l'affidare queste cose a scritto, e sarei venuto a Leri, se non mi avesse trattenuto il timore d'importunarla; mi basterà quindi una sua parolai un suo brevissimo cenno.
      Perdoni Ella frattanto questa mia lunga scrittura alla gravità delle circostanze, ed aggradisca i sensi di quell'alta considerazione e affettuosa stima ch'io Le professo e Le professerò mai sempre.
                                                                                                   Suo dev. servo ed obb. collega
                                                                                                              G. B. Cassinis

      P.S. - Mi viene sott'occhio in questo momento l'Opinione d'oggi. Non Le pare, sig. Conte, di vedere una connessione tra l'articolo Chi rappresenterà il Piemonte e i fatti contenuti nella mia lettera? Non Le par di vederci un'ispirazione di Rattazzi?

divisore
Nomi citati:
Giovanni Battista Cassinis, Re, Rattazzi, Oytana, Opinione.
Toponimi citati:
Leri, Sardegna, Piemonte.

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