Antonelli, Giacomo

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Cardinal Antonelli

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Giacomo Antonelli (1806-1876), nato da famiglia benestante a Sonnino, piccolo centro al confine fra Stato della Chiesa e Regno delle Due Sicilie, quando il paese natio fu distrutto dalla gendarmeria papale, quale covo notorio di briganti si trasferì a Roma, dove entrò in seminario. Antonelli era appena stato ordinato diacono, che Papa Gregorio XVI lo volle fra i proprio collaboratori. A 22 anni egli divenne assessore presso una delle sezioni di giudizio penale della provincia di Roma e fu nominato delegato a Orvieto, poi a Viterbo e Macerata. Nel 1841 fu nominato sottosegretario agli interni, quale vice del cardinale Mattei, nel 1844 fu secondo tesoriere nelle Finanze e l’anno successivo Grande Tesoriere, ossia Ministro delle Finanze. In tale veste, con una abile operazione finanziaria, riuscì a fare in modo che lo Stato Pontificio tornasse in possesso dei beni appartenenti all'Appannaggio Leuchtemberg (fino al 1814 Appannaggio Beauharnais). Quando Pio IX salì al soglio di Pietro, Antonelli partecipò attivamente ai tentativi di riforma liberale del nuovo Papa, sui quali esercitò peraltro un grande influsso. Papa Pio IX creò Antonelli cardinale nel concistoro del 12 giugno 1847. Antonelli entrò contemporaneamente nel primo Consiglio dei Ministri, la cui formazione stessa costituiva un’apertura di Pio IX alle riforme. Quando poi, nel marzo 1848, si arrivò addirittura alla formazione di un governo misto di esponenti del clero e laici, la presidenza fu affidata a Antonelli. Mentre il 14 marzo 1848 il Papa proclamava la costituzione, Antonelli lusingava l’opinione pubblica, inviando 10.000 uomini al confine settentrionale dello Stato della Chiesa, affinché si unissero ai Piemontesi che stavano cercando di scacciare gli austriaci dal Regno Lombardo-Veneto. Dopo la capitolazione delle truppe romane il 16 giugno 1848 a Vicenza il Papa su pressione di Antonelli assicurò tuttavia che le truppe non erano state inviate per combattere gli austriaci. Da quel momento Antonelli perseguì l’avvicinamento all’Austria e il ripristino della situazione antecedente i moti del 1848 e l’inizio della Prima guerra di indipendenza italiana. Il malumore della popolazione per questa abiura della causa nazionale fu però a Roma così minacciosa che Antonelli e i suoi colleghi dovettero lasciare spazio a un nuovo ministero. Pio IX chiamò al suo posto il Principe Pellegrino Rossi. Antonelli rimase comunque conduttore occulto della politica papale. Dopo l’assalto del popolo al palazzo del Quirinale il 25 novembre 1848, spinse il Papa a fuggire a Gaeta, dove sarà premiato con la nomina a Cardinal Segretario di Stato. Con la restaurazione del potere papale, il 15 luglio 1849, grazie all’intervento francese, Antonelli tornò a Roma con il Papa, fu posto alla guida del neocostituito Consiglio di Stato. Egli riorganizzò l’amministrazione, perseguitò i suoi avversari politici e introdusse, in modo deciso e astuto, un regime assolutistico di polizia.Respinse le diffide e i consigli delle Potenze europee alla moderazione e all’introduzione delle riforme rese necessarie dai tempi. Non fece dunque alcuna concessione ai desideri di unificazione nazionale degli italiani e, anzi, protestò per le annessioni di territori dello Stato della Chiesa al Regno d'Italia. Quando morì, il 6 novembre 1876, lasciò un ingente patrimonio, per la cui successione si aprì un processo, che fece scalpore, fra una presunta figlia di Antonelli (la contessa Lambertini) e i parenti dell'Antonelli.

Fonte: Epistolario X, pag. 223 e Wikipedia