NOV
20
1859

La Farina, Giuseppe a Cavour, Camillo Benso di 1859-11-20 #3777


Mittente:
La Farina, Giuseppe.
Destinatario:
Cavour, Camillo Benso di.
Data:
20 Novembre 1859.

                                                                                                     Torino, 20 novembre 1859

      Pregiatissimo Sig. Conte,
      Ritornai ieri da Bologna, dove ero andato chiamatovi in fretta da un dispaccio telegrafico del Farini. Trovai il Farini che mi attendeva alla stazione di Modena, e ci recammo insieme a Bologna. Mi raccontò lungo il viaggio che Garibaldi gli aveva dato tempo tre giorni per decidersi ad accettare la dimissione del generale Fanti. Andai subito a trovare Garibaldi; ma sventuratamente il Garibaldi giunse in quel tempo al palazzo, e presenti Malenchini e Frapolli fece una scena di violenza al Farini, dicendogli fra le altre cose che non si fidava di lui, e ch'era deciso a finirla. Il Farini si diportò stupendamente: rispose che poteva essere gittato giù dalla finestra, ma che non poteva essere costretto a fare atto disonorevole; che non avrebbe ceduto alle sedizioni militari; che avrebbe fatto appello al paese contro i faziosi. La promessa del Farini sconcertò Garibaldi, che ritornò a casa e si mise a piangere come un fanciullo. Ma quelli che lo avevano spinto a quel passo (principalmente Cenni) non si soffermarono, e cacciatisi nel popolo, cominciarono a gridare che Fanti era mandato per cedere Bologna al Papa, come aveva ceduto Milano agli Austriaci, che il tradimento si compiva, che bisognava buttar giù i dottrinari e gridare Garibaldi dittatore dell'Italia centrale. Di più Cenni si presentò ad un'adunanza popolare di operai e facchini iscritti alla Società Nazionale, e tentò di prenderne il comando in nome di Garibaldi. Le assicuro che in quella sera vidi molti visi pallidi, e che il solo Farini, fra le persone costituite di autorità, seppe tenere l'animo tranquillo. Io, sebbene mi trovassi in una posizione delicatissima, credetti non dover esitare e mi presentai in una delle più tumultuose adunanze di popolo minuto. L'effetto prodotto superò le mie aspettative: trovai gente di tanto buon senso che, senza molta difficoltà, potei far comprendere loro la vera nostra situazione. Portai l'entusiasmo al colmo, ed ottenni promessa che se una dimostrazione furiosa si tentasse essi avrebbero seguito me, e noi saremmo scesi in piazza per mantenere l'ordine, senza mettere il governo nella necessità di adoperare la forza. La sera seguente un gran numero di popolani vennero a palazzo, e li ricevetti nel mio appartamento: ve n'erano due enormi saloni pieni. Parlai loro lungamente: si mostrarono convintissimi delle mie parole. Mandai a chiamare il principe Simonetti, presidente del comitato bolognese; li presentai a lui, e mi feci promettere che nulla avrebbero fatto senza mio ordine. Prima di andarsene mi vollero tutti baciare la mano, chiamandomi loro padre. Debbo però dirle che questo risultato si deve meno a me, che alle intemperanze di Cenni e di altri, che il popolo ha preso in sospetto, avendo avute delle prove che alcune cose fatte dal Cenni sono spiaciute a Garibaldi.
      In quanto al popolo di Bologna, io credo non ci sia nulla da temere: non posso dire lo stesso per una parte della truppa. La brigata Modena, comandata dal Ribotti, è perfettamente sicura e credo poter dire lo stesso delle brigate Reggio, Parma e della divisione toscana, non così della divisione Mezzacapo. I soldati sono malcontenti e sono tutti romagnoli. I capi non hanno abbastanza autorità. Fanti ha ordinato che vadano a svernare a Modena e a Parma, e che Ribotti occupi Rimini, Forlì, ecc. Il provvedimento è buono; ma temo che coincidendo queste mosse colla notizia della dimissione del Garibaldi, dia luogo a qualche sedizione, essendovi anche in quelle truppe molti volontari delle Marche, i quali sperano passare presto con Garibaldi i confini. Se questo cambio si effettua senza disordini, il pericolo è passato. In questo malcontento militare soffia potentemente Frapolli, che con Garibaldi era certo di rimanere ministro della Guerra, e da Fanti è stato dimesso. Accresce gravità alla situazione una corrispondenza intercettata da mano amica alla posta di Parma. Sono sei lettere di un francese e due di Alpi dirette a monsignor Berlari. Il francese parla lungamente di una cospirazione reazionaria da lui veduta nelle Romagne; dice che il card. Viale è pronto a pigliare il fucile, dice che Cenni promette di far prendere Garibaldi in viaggio e portarlo a Perugia, dice che il cuoco di Garibaldi si offre di avvelenarlo, dice che la santa causa si deve far trionfare col piombo, col ferro e col veleno!
      Certamente vi è dell'esagerazione e delle illusioni di cospiratori, ma qualche cosa di vero c'è. Le lettere dell'Alpi sono più importanti, c'è una trama infernale tra Venezia, Pesaro e Napoli. Le lettere sono scritte senza riguardo, perchè andavano per via sicura da Trieste ad Ancona, e da Ancona a Pesaro. La cosa si è tenuta segretissima e si lavora per avere in mano altre prove.
      La scelta del Boncompagni non è molto piaciuta ed i dottrinari disputano per sapere se ci sia accettazione da parte del principe di Carignano. L'opposizione della Francia, che si crede anche maggiore di quanto forse è in realtà, è stata un comento [sic] favorevole.
      Perdoni la lunghezza di questa lettera; ma ho creduto mio dovere tenerla informata di tutto. Mi comandi e mi creda sempre pieno di stima e di rispetto.
                                                                                                              Suo devotissimo
                                                                                                                   G. La Farina

      PS. - Mi dimenticavo di dirle che Garibaldi ha minacciato di pubblicare le ragioni per le quali ha dato la dimissione, cioè una specie di atto di accusa contro Fanti. Io son corso qui per parlargli; ma l'ho trovato partito. Ciò non ostante io spero che tacerà. Se lascerà parlarne nel Piccolo Corriere, io narrerò la cosa in modo che i nostri nemici non abbiano ragione di rallegrarsi. Dopo tutto ciò ch'è seguito, io non credo di essere con Garibaldi in quei medesimi termini di confidenza in cui eravamo prima; ma io son lieto di aver fatto il dovere mio. La Società Nazionale si estende in modo soddisfacentissimo; e quando verrà il tempo delle elezioni potrà rendere degli importantissimi servizi.

divisore
Nomi citati:
Giuseppe La Farina, Farini, Garibaldi, Fanti, Malenchini, Frapolli, Cenni, Papa, Società Nazionale, Simonetti, Ribotti, Berlari, Viale, Piccolo Corriere, principe di Carignano, Boncompagni.
Toponimi citati:
Torino, Bologna, Modena, Milano, Italia, Parma, Rimini, Forlì, Marche, Alpi, Venezia, Pesaro, Napoli, Perugia, Trieste, Ancona, Francia.

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