NOV
11
1859

La Farina, Giuseppe a Cavour, Camillo Benso di 1859-11-11 #3763


Mittente:
La Farina, Giuseppe.
Destinatario:
Cavour, Camillo Benso di.
Data:
11 Novembre 1859.

                                                                                                      11 novembre 1859

      Pregiatissimo Sig. Conte,
      Ecco una lunga e dolorosa storia, che cercherò di compendiare in poche parole.
      Fui chiamato a Modena con dispaccio telegrafico dal Farini. Andai e trovai le cose in questo stato. Cipriani esitava a dimettersi: Garibaldi intendeva forzarlo, il popolo di Bologna ne sapeva qualche cosa e cominciava ad agitarsi. Persuasi Garibaldi a rimanere a Modena; andai a Bologna: ottenni che il partito popolare non s'ingerisse e la cosa fu compiuta nel modo il più pacifico e più dignitoso per tutti. Credevo tutto accomodato, e già ripartivo lieto per Torino, quando un grave conflitto sorse tra Fanti e Garibaldi alla presenza di Farini. Si giunse a questo, che Garibaldi intimò a Fanti di dare la dimissione, ed a Farini di accettarla entro 24 ore. E dopo questa scena violenta, nella quale Fanti e Farini si diportarono con molta dignità e fermezza, Garibaldi andò via. Giunto io in quel momento e trovato il Farini nello stato che potrà immaginare, ricondussi a lui Garibaldi, e mi riuscì di metterli di accordo, in questo: che nulla si precipitasse; che si lasciasse tempo al Farini di proporre una soluzione onorevole per tutti. La sera Garibaldi partì per Bologna, dandoci parola di onore che non avrebbe passato i confini salvo il caso che le Marche fossero insorte, che una città considerevole si fosse pronunziata per Vittorio Emanuele, e che una deputazione fosse venuta a chiedere soccorso. La notte Fanti riceve un dispaccio di Garibaldi così concepito: «Le Marche han cominciato: ho dato ordine alle truppe di muovere; la brigata Medici si mette in marcia». Fu un colpo di fulmine per noi. Concertato ciò che avea da farsi, io partii subito per Bologna con un aiutante di Fanti, e con una lettera che revocava l'ordine di Garibaldi. Io presi su di me di dar corso o no a quella lettera, secondo le notizie che avessi avute dalle Marche. Fortunatamente quel giorno arrivarono a Bologna i deputati dell'Assemblea, tra quali ve n'è 26 che fanno parte del comitato della Società Nazionale. Da loro seppi che nelle Marche non v'era nulla, e che probabilmente Garibaldi era stato ingannato da una falsa voce. Diedi quindi corso all'ordine di Fanti, scrissi a Terasona e Pichi che comandano i due reggimenti che sono ai confini, scrissi a tutti i capi di corpo, che nella maggioranza sono della Società Nazionale e miei amici personali, pregai i deputati di Forlì, di Imola, di Rimini ecc. a ritornare subito nelle loro città, e mandai a nostri amici le istruzioni opportune. Così le truppe si fermarono o non si mossero. Temevasi questo contrordine dispiacesse a Bologna, dove la notizia del movimento e la partenza della brigata Medici aveva [sic] prodotto una certa agitazione. Riunii quindi tutti i membri della Società Nazionale nel palazzo del principe Simonetti, ora presidente di quel comitato, e parlai loro come mi parve di dovere in quella contingenza. Feci anche radunare i capi della centuria popolare in numero di 64, e mi feci promettere che nulla si sarebbe fatto senza ordine mio. Li trovai docilissimi, e misi nel loro animo il sospetto che il partito clericale voglia trarre in qualche inganno Garibaldi, e perdere lui e la causa italiana. Come Garibaldi abbia giudicato il mio operato non so, poiché non l'ho più veduto, ma io sono lieto di aver fatto il dover mio, e di altro non mi curo. D'altra parte so che Garibaldi, saputa non vera la insurrezione nelle Marche, telegrafò a Fanti che bisognava fermare il movimento delle truppe, e contentarsi di scaglionarle lungo la via Emilia, e che Fanti approvò.
      Dal complesso di tutto ciò che ho veduto ed udito, ecco la mia convinzione: 1°. Impossibile che Fanti e Garibaldi stiano insieme, poiché la loro incompatibilità nasce non da risentimenti o antipatie personali, ma da modi diversi di vedere le cose fondamentali. 2°. I capi di corpo come Ribotti, Mezzacapo ecc. ubbidiscono a Fanti, ma non a Garibaldi e questi due si trovano in conflitto. 3°. Garibaldi esercita un prestigio immenso sull'animo della popolazione e de' volontari, ma il giorno che si mettesse in opposizione co' governi e colla Società Nazionale sarebbe rovinato completamente.
      In quanto a rimedi, io non ne vedo che due: l'immediata accettazione del principe di Carignano, e la parola del Re per Garibaldi, imperocché Garibaldi agisce in quel modo (e ciò dico a lei riservatamente) perchè crede di essere pienamente di accordo col Re.
      Secondo l'incarico che mi diede Farini, io vidi ieri Rattazzi e Castelli, ai quali narrai ciò che era accaduto. Rattazzi mi parve se ne interessasse molto; ma non credettero né l'uno né l'altro di fare con me delle confidenze. Io però so che v'è già un veto della Francia, e Castelli parte per Bologna per fare sospendere l'invio della deputazione. È un pasticcio! Il La Farina si chiama quando i pasticci sono fatti. Pare che questo sia mio destino, ed io mi rassegno.
      Mi continui la sua benevolenza e mi creda pieno di stima e di rispetto.
                                                                                                      Suo dev. serv.
                                                                                                        G. La Farina
                                  
      PS. - Farini le avrà comunicato, credo, una lettera di Panizzi: se mai non ne avesse avuto il tempo, le dico che secondo quella lettera parrebbe che l'Inghilterra sia d'accordo colla Francia intorno la condotta da tenersi nel futuro congresso. La Francia propone la Confederazione ecc. L'Inghilterra non si oppone. Da ultimo la Francia cede. Mi pare troppo bello!

divisore
Nomi citati:
Farini, Cipriani, Garibaldi, Fanti, Vittorio Emanuele, brigata Medici, Società Nazionale, Terasona, Pichi, principe Simonetti, Ribotti, Mezzacapo, principe di Carignano, Re, Rattazzi, Castelli, La Farina, Panizzi.
Toponimi citati:
Modena, Bologna, Torino, Marche, Forlì, Imola, Rimini, via Emilia, Francia, Inghilterra.

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