DIC
27
1859

Bon Compagni di Mombello, Carlo a Cavour, Camillo Benso di 1859-12-27 #3843


Mittente:
Bon Compagni di Mombello, Carlo.
Destinatario:
Cavour, Camillo Benso di.
Data:
27 Dicembre 1859.

                                                                                                        Firenze 27 dicembre 1859

      Caro Amico,
      Finalmente è venuta fuori la vostra nomina, e ci ebbi piacere, perchè desideravo che la cosa fosse, e perchè andando innanzi così si faceva una figura poco buona. Io procurerò di tenervi ragguagliato delle condizioni di questo paese, e di tutta l'Italia Centrale, non mancando di secondarvi in tutto ciò che potrà essere utile alla vostra missione. Desidero poi sapere a un dipresso il tempo della vostra partenza per Parigi, perchè vorrei prima portarmi a Torino per conferire con voi di alcune cose. No so come siasi combinata al di là dell'Appennino la rappresentanza di quelle provincie al Congresso. Viddi [sic] una lettera di Farini, in cui si proponeva che le persone, le quali dovessero rappresentarle, fossero applicate alla legazione piemontese in qualità di consiglieri. A Torino si credeva piuttosto che dovessero andarci per conto del governo proprio, ed a me anche pareva meglio così, perchè in certi casi potrebbe darsi che potessero parlare più liberamente, se non fossero impediti da certi riguardi a cui è tenuta la diplomazia ufficiale, e specialmente la nostra, per la qualità che abbiamo di alleati dell'Imperatore. Qui si è molto imbrogliati per questa rappresentanza, e la morte del povero Lajatico accresce di molto le difficoltà. Si era pensato a mandare Ridolfi con Galeotti e Fabrizi, ma Ridolfi non si induce ad accettare, impedito dalle sue cure domestiche, e dagli affari del ministero di Istruzione pubblica. Fabrizi è molto addentro nella fiducia del barone Ricasoli, ma non mi pare di grande capacità. Galeotti esita ad accettare.
      Io fui contento dell'accoglienza fattami, la mia presenza ha rassicurato gli animi, perchè dai nostri avversari si cominciava a sussurrare che non sarei venuto altrimenti. Mi pare che il governo proceda sicuro, e che non incontri opposizione seria. Viddi qui in Firenze alcuni dei deputati, i quali non approvano in tutto gli andamenti del governo, perchè non lo trovano abbastanza risoluto nel senso dell'annessione, e vorrebbero una unione più intima colle altre provincie dell'Italia Centrale, ma non mi parvero disposti a suscitare difficoltà. Malenchini, con cui non conferii a solo, ma che venne due volte a salutarmi nelle poche ore che passai a Livorno, mi accennò come il paese, e i deputati livornesi in particolare, fossero più propensi all'annessione che non il governo. Io parlai a lui, e parlai al popolo in modo da far comprendere che non volevo farmi centro di opposizione. Mi disse che sarebbero venuti a trovarmi in Firenze, ma finora non viddi nessuno. In quanto alle disposizioni generali del paese, io lo credo risolutamente avverso alla ristorazione, e disposto ad opporvisi con tutta l'energia di cui è capace. Del resto, non credo che fosse impossibile fargli accettare una transazione. Un governo che non sia la ristorazione potrà forse stabilirsi, ma potrà difficilmente metterci radici profonde, perchè avrà contro di sé l'idea piemontese, la quale, dopo gli ultimi avvenimenti e dopo il voto dell'Assemblea, continua ad avere, ed avrà sempre, un tale prestigio da dare una gran forza ad un'opposizione che si appoggi sopra di essa. Così io credo che l'annessione sarebbe pur sempre il miglior partito, quando si attendesse all'interesse d'Italia, ed alla conservazione dell'ordine, ma troverebbe degli ostacoli forse insuperabili nei vecchi pregiudizi della diplomazia che non ammettono uno Stato molto forte nell'alta Italia. Questi pregiudizi saranno superati, nel caso non impossibile che durante il Congresso sopravvenga una complicazione in Ungheria, od in Oriente o in qualunque luogo.
      Vi mando due copie di una memoria che Gualterio mi consegnò. Le ragioni sono ottime e mi paiono esposte in modo conveniente. Il recente opuscolo di La Gueronnière indica intenzioni tali che forse agevolano la risoluzione delle difficoltà romane. Purché possiamo fidarci!! Gualterio mi chiese consigli sullo stampare o no questo suo scritto. Io gli dissi che mi riservavo scriverne a voi. L'opinione mia inclinerebbe piuttosto al sì.
      A me parrebbe utile che si formasse in Piemonte un comitato di uomini politici seri, di cui alcuni potrebbero essere piemontesi, e gli altri emigrati, per promuovere la soluzione della questione italiana. Si dovrebbero adoprare i mezzi costituzionali. Influire sull'opinione del paese e far conoscere la vera condizione delle cose all'estero è il fine a cui si dovrebbe tendere. Se ne potrebbe forse fare un altro in Bruxelles od in Londra. Così fatti comitati si formarono in Parigi ed in Londra in occasione di questioni politiche che interessavano la causa liberale e per la questione greca e polacca, e mi parrebbe bene anche per noi piemontesi che imparassimo ad occuparci dei grandi interessi politici, adoperando i mezzi costituzionali. Qui Cadorna e Fanti sono in poco buona relazione, ed è un inconveniente. Non vennero a visitarmi gli incaricati d'affari di Francia e d'Inghilterra, non so se ci sia di nuovo qualche cosa che dispiaccia nella mia missione.
      Addio. Abbiatemi sempre per vostro aff.
                                                                                                           C. Bon Compagni

divisore
Nomi citati:
Carlo Bon Compagni di Mombello, Farini, Imperatore, Lajatico, Galeotti, Fabrizi, Ridolfi, Ricasoli, Malenchini, La Gueronnière, Gualterio, Cadorna, Fanti.
Toponimi citati:
Firenze, Italia, Parigi, Torino, Appennino, Livorno, Bruxelles, Londra, Ungheria, Piemonte, Francia, Inghilterra.

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