NOV
29
1859

Bon Compagni di Mombello, Carlo a Cavour, Camillo Benso di 1859-11-29 #3790


Mittente:
Bon Compagni di Mombello, Carlo.
Destinatario:
Cavour, Camillo Benso di.
Data:
29 Novembre 1859.

                                                                                                      Bologna 29 novembre 1859

      Caro amico,
      Non vi scrissi più dacché cessaste di essere mio capo. Non dovete tuttavia dubitare che le relazioni che ebbi con voi durante il soggiorno di Firenze, confermarono in me l'antica nostra amicizia a motivo della molta benevolenza che mi dimostraste, e mi resero vieppiù vostro amico politico a motivo del molto che faceste per l'Italia, cosicché ora ufficialmente avete cessato di essere mio capo, io vi riguarderò sempre come capo della parte a cui mi onoro di appartenere. Già s'intende che anche ora riterrò quella libertà di giudizio di cui, o bene o male davo prova, allorquando scrivevo a S.E. il Ministro. Ora vedo che i giornali si occupano molto del vostro invio al Congresso. Sarebbe cosa di cui sarei molto lieto, non solo pei grandi servizi che potreste rendere, ma perchè mandando voi il paese dimostrerebbe che andando a trattare di pace mantiene lo stesso programma a cui si attenne dichiarando la guerra; ciò che conferirebbe a mantenere illesa la nostra dignità. Non so se questa missione vi obbligherebbe a riprendere il portafoglio degli Esteri, né quali ripugnanze potreste avere a ciò. In condizioni ordinarie non vi consiglierei di ritornare al Ministero se non per la via della Camera, ma finché si tratti solo di rappresentare il Piemonte in congresso vi consiglierei di accettare senz'altro, e di vincere la ripugnanza se ne avete sul motivo che vi dicevo ora. In questo momento tutta la questione italiana, epperciò tutta la politica piemontese, sta qui, nelle provincie del Centro. Al congresso nessuno vorrà darcele, meno forse l'Inghilterra, che spenderà per noi qualche parola e nulla più. Noi potremo dichiararci pronti ad ammettere un'altra soluzione qualora se ne trovi un'altra che possa essere accettata spontaneamente dai popoli. Se questo sistema fosse ammesso, potremmo essere sicuri del fatto nostro. In quanto al non intervento, non si deve transigere per nessun verso e tenere 140 mila uomini apparecchiati.
      Fanti dice che si possono avere, qui si hanno 40 mila e potranno vincere. Se prendiamo con vivacità a difendere la causa del non intervento, se non ci lasciamo imporre né da Francia né da Austria, credo che potremo dire la nostra ragione, non già che mi paia probabile che noi, anche con quel numero di soldati possiamo fare scomparire degli eserciti austriaci, ma noi potremo prolungare la resistenza, e mettere l'Europa in qualche fastidio di ciò che possa accadere, onde si piglierebbe alle buone. Ma La Marmora fa proprio tutto quello che occorrerebbe per aumentare il nostro esercito? Confesso che quando vedo la sfiducia estendersi a molti, che o si intendono e che non inclinano all'opposizione, io mi sgomento un poco. E poi confesso che mi pare che i nostri ministri non apprezzino abbastanza l'immensa importanza di questa quistione.
      I miei amici toscani fanno molta cattiva figura in tutto questo negozio, e quel che è peggio la fanno fare anche a me, che divengo quasi il Ferdinando IV della reggenza. Se non fosse per evitare dei mali più gravi, io mi sarei già lavato le mani di tutto ciò. Ma trattandosi di cose così gravi, ed in tempi così difficili ci vuole una gran pazienza.
      Addio. Vogliatemi bene. Farini e Minghetti vi salutano.
                                                                                                             Vostro aff. amico
                                                                                                             C. Bon Compagni

divisore
Nomi citati:
Carlo Bon Compagni di Mombello, Fanti, La Marmora, Ferdinando IV, Farini, Minghetti.
Toponimi citati:
Bologna, Firenze, Italia, Piemonte, Inghilterra, Francia, Austria, Europa.

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