GEN
6
1834

06 gennaio 1834 - 06 gennaio 1834


Diario:
1833-1834.

      Santa Rosa mi ha scritto una buonissima lettera. Questa si può dividere in tre parti nella prima gli sta a cuore provarmi che la sua fede cattolica, cui [sic] conserva tuttora vivissima, si fa sempre più amica del progresso dell’incivilimento, e come pure essa sarebbe disposta ad ammettere certe modificazioni che detergerebbero la religione cristiana da certe ruggini d’antichi vizii che menomano la sua bellezza. Nella seconda parte vuole giustificarsi dell’accusa da me fattagli d’ultra misogallismo; malgrado i suoi sforzi, si vede che non può affatto spogliarsi di quei pregiudizii, che gli amanti della letteratura italiana si tramandano da una scuola all’altra, contro tutti quei forestieri, cui [sic] accusano d’avere derubato una parte della gloria che alle loro opere spettava. A questi pregiudizii sono assuefatto, giacchè nella accademia trionfavano senza contraddizione, e sicuramente quei che gli predicavano non gli sostenevano colla grazia e col spirito che Santa Rosa mette nei suoi argomenti. Finalmente la terza parte è tutta su Roma, prima su Roma materiale, quindi su Roma morale. Dopo alcune frasi preparatorie finisce con queste lagrimevoli riflessioni:

      È pietà vedere come gli uomini al mondo si facciano giuoco degli uomini; a Roma ciò si vede e s’impara più spaventevolmente che altrove. Ho trovato qui pessime instituzioni, pessimi ordini di governo, tutto ciò per conseguenze necessarie di coazione. In complesso gli uomini molto meno peggiori delle cose, e queste cose si fanno per necessità del torrente che gli trascina. Ho visto in particolare Papa Gregorio. È un buon frate senza fasto, senza superbia, senza ipocrisia, di semplici modi e spregiudicato, lui; i tempi e le circostanze travisano, a parer mio, agli occhi del mondo. Il male viene da altro fonte, e per lo più tutti sanno e confessano che questo fonte è impuro e quella triste necessità, così invocata dal juste milieu […], è pur dessa che costringe qui tutti a bere quelle acque avvelenate. Tosti più di tutti vede e confessa queste cose […]. Voi vedete, mi disse, un paese che vive di debiti, che, vacillante da ogni parte, sta in piedi ancora non si sa e come, e non v’ha rimedio. Le conseguenze a cui giungerassi col tempo non se le nasconde, ne geme con tutti i buoni.

      Termina poi la sua lettera con frasi tenere, affettuose, che in lui credo sincere, perchè è uno dei giovani di mia conoscenza di cui il cuore sia men guasto dalla lèpre dell’interesse mondano. Una qualche vanità eccettuato, è il miglior amico che io conosco. Dio me lo voglia serbare per la mia vecchiaia; che la fede sua viva, possa allora ravvisare [sic] la siccità, che gli anni e il scetticismo [sic] avranno prodotto nel mio cuore.

divisore
Nomi citati:
Santa Rosa, Papa Gregorio.
Toponimi citati:
Roma.

Allegati