GEN
17
1849

Smentita


      La Concordia col titolo d'una sua nuova insinuazione, Un candidato universale, cerca dare ad intendere che il conte Camillo Cavour si presenti candidato in molti collegi, ed accenna, al solito, lettere che le sarebbero pervenute portanti la sciocca e falsa novella. Ci pare che la Concordia, la cui fede non è delle più robuste, come appare da replicatissime prove, avrebbe potuto recare alcuna di tali lettere, invece di dare la sua non poco sospetta asserzione. Ma la Concordia si guarda bene dal farlo. Si capisce: non trovando altro modo per vendicarsi dell'imprudenza del Pensiero Italiano a suo riguardo, ricorre al noto spediente di accagionare altrui del proprio peccato.
      Il conte Camillo Cavour ha fondamento di credere che lo spontaneo ed onorevole mandato già offertogli dagli elettori di Torino possa essergli confermato, e non ha quindi bisogno di imitare certi mendicanti di suffragi che girano e fan girare province e villaggi o per loro, o per conto altrui. Tal brutto mestiere d'accapparratore [sic] di voti è troppo lontano dalle sue abitudini, e ne lascia volentieri il monopolio ai dappoco ed agl'imbroglioni. Smente però formalmente le asserzioni della Concordia o fatte sulla sua, o sulla fede di oscuri corrispondenti, persuaso che la Concordia, la quale è così corriva alle accuse, non darà luogo alle giustificazioni.

[Cavour, Camillo Benso di] Risorgimento, Anno II, n° 327, 17 Gennaio 1849
divisore
Toponimi citati:
Torino.

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